Se il mercato degli smartphone (nuovi) globalmente continua a calare, viceversa il mercato dei ricondizionati procede bene. Secondo Counterpoint, l’aumento è stato del 5% nel 2022, nonostante in Cina vi sia stato un calo del 17% su base annua. Anche in questo segmento a dettar legge sono Apple e Samsung, rispettivamente con il 49% e il 26% delle quote. A guidare il mercato l’India, con il 19% di crescita su base annua, mentre LATAM ha riscontrato il 18% di crescita. Il 13% dei ricondizionati, è uno smartphone 5G.

Un freno nella crescita e il dominio Apple
I motivi per cui non è stato un aumento più sostanzioso è dovuto ai problemi legati al COVID-19 riscontrati in Cina, dove si è riscontrato il calo più marcato per il mercato dei ricondizionati. Tra le politiche Zero Covid e il colpo di coda dell’infezione, il business è stato influenzato, così come la domanda nel paese. Tra i produttori, in prima posizione troviamo anche in questo caso Apple, con una crescita del 16% su base annua nel 2022, che ha visto la sua quota crescere fino al 49% in questo segmento. Il brand statunitense, rileva Counterpoint, è il marchio in più rapida crescita nel segmento usato e ricondizionato a livello globale. Una domanda che sta influenzando le vendite dei nuovi iPhone e i ricavi dei servizi in molti mercati. Gli iPhone di Apple sono rimasti gli smartphone più ricercati a causa della percezione del marchio, dei margini elevati e degli elevati rapporti di rotazione delle scorte. Swappie ha rivelato di recente che l’iPhone più richiesto, sia l’11.
Al secondo posto troviamo Samsung, che ha però riscontrato una perdita del 2% rispetto al 2021, trovandosi così seconda con il 26% delle quote. Secondo gli analisti che hanno stilato la ricerca, ciò è dovuto ad una piccola migrazione degli utenti Android verso iOS avvenuta lo scorso anno. In questo modo i ricondizionati Samsung hanno subito un calo nelle vendite, con la possibilità che questo trend prosegua anche nel 2023.

Meglio top di gamma, ma non importa il grado
I telefoni preferiti dagli utenti che scelgono un ricondizionato sono gli smartphone di punta e i top di gamma, motivo per cui è cresciuto il prezzo medio di vendita del segmento. Tuttavia gli utenti sono disposti ad accettare qualche segno estetico, a costo di spendere qualcosa meno. Il 2022 è stato un anno in cui gli utenti sono diventati più consapevoli sulla sostenibilità e ambiente. Il merito andrebbe riconosciuto ai modelli di business evoluti e alle strategie di marketing ufficiale da parte dei player. I volumi di permuta (nonostante le nostre critiche) secondo Counterpoint sono state più alte che mai.
Il prezzo medio di vendita degli smartphone nuovi ha subito un aumento che ha spinto i consumatori a conservare per più tempo il proprio dispositivo. Una tendenza che ha comunque interessato negativamente il mercato secondario. L’agenzia di ricerca ha rivelato che i trasporti, il commercio e la logistica sulle rotte commerciali globali sono stati colpiti dalla chiusura di hub principali come la Cina, nel 2022. Motivo per cui i livelli di offerta sono diminuiti, in particolar modo per gli smartphone ricondizionati di grado A.
Cosa dice il report
Glen Cardoza, analista senior da Counterpoint, ha affermato che vi è una transizione nei mercati globali di ricondizionati. L’analista ha poi riferito che “L’offerta è rimasta limitata perché gli utenti tendono a conservare il proprio dispositivo per più tempo. Allo stesso tempo la domanda di 5G è in aumento, specialmente in mercati maturi, come USA, Europa e Giappone. Nel 2022 il 5G ha rappresentato il 22% delle vendite globali di dispositivi ricondizionati“.
Stando a quanto incluso nel report, il potenziale commerciale della vendita di telefoni rigenerati resta elevato, ma l’offerta limitata sta interessando la maggior parte dei mercati emergenti, come LATAM, Sud-est asiatico, India e Africa. Le importazioni dai mercati più maturi sono diminuite per soddisfare la propria domanda interna, ma si sta assistendo ad una serie di ecosistemi di riparazione (vedi Fairphone e Nokia) e rigenerazione a livello nazionale. Ecco perché stanno cambiando le rotte commerciali e riducendo l’import/export della Cina.
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