Le linee guida del GSMA su una maggior sostenibilità dei prodotti mobili, in particolare degli smartphone che necessitano un ciclo di vita più duraturo, sono arrivati con colpevole e ritardo e comunque non hanno portato un significativo cambiamento o novità rispetto a quanto già si sapeva. Molti produttori, se non tutti, investono una quantità significativa in denaro in comunicazioni riguardo alla sostenibilità dei propri prodotti. Anche Eco-Rating, il consorzio in cui sono confluiti compagnie telefoniche, brand e altri istituti, nel loro sito web, mostrano che i prodotti più sostenibili, sono anche i meno appetibili. Mostrare come un nuovo prodotto rispettoso all’ambiente, può essere una pratica di green washing? Sì, ed ecco perché.
A meno che il nuovo prodotto non sia un prodotto rigenerato e rimesso dunque a nuovo per poter prolungare il suo ciclo di vita, come già fanno Fairphone, Nokia con Circular e altri brand non OEM che si occupano della rigenerazione, quando si immette un nuovo prodotto sul mercato, viene richiesto al pianeta un quantitativo di nuove materie prime su larga scala, che inevitabilmente portano ad un impatto ambientale, diversamente da quanto richiede un prodotto usato o ricondizionato. Sono pochi i produttori che incentivano un comportamento più virtuoso in favore dell’economia circolare. Checché se ne dica di Apple, attualmente è l’unico produttore che consente di acquistare smartphone in permuta tutto l’anno, e non quando fa più comodo al brand perché è necessario vendere telefoni nuovi appena immessi sul mercato.
Secondo gli analisti il 2023 è un anno chiave perché il mercato nel 2022 è stato impietoso con i produttori. Sono stati spediti 1,21 miliardi di unità e nonostante sia un quantitativo impressionante, come rivelano i dati di agenzie come IDC e Canalys, le perdite sono notevoli. Lo scorso anno sono stati spediti l’11,3% di smartphone in meno rispetto al 2021. Questo per via di un aumento dei costi, dell’inflazione e delle incertezze economiche. Un dato significativo che metteranno i produttori nella scomoda posizione di occuparsi dell’inventario e che potrebbe portare ad un vantaggio per i consumatori e incentivare i programmi di permuta. Molti dei produttori nel corso degli anni hanno offerto servizi di Trade-In che sono stati avviati e disattivati alla presentazione di nuovi smartphone o nel corso delle festività. Agenzie come Kantar, su iniziative di brand come Swappie, non sanno più come spiegare ai consumatori, ai produttori e ai media, che per la sostenibilità bisogna incentivare l’economia circolare. Da una parte è compito di noi media, ma è giunto il momento che anche i produttori sensibilizzino i propri clienti a queste pratiche, anche incoraggiando i programmi di Trade-In. Altrimenti è solo green washing.
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