CEO Huawei Ren Zhengfei

Huawei, la strategia per ritornare tra i grandi

Poche settimane fa eravamo qui a raccontare del furore e dell’orgoglio di Huawei, dimostrato sul palco del Tenoha, a Milano, per raccontare i nuovi prodotti e lanciare un segnale forte: “We are back”. Le vicende post-ban statunitense sono ben note, con Huawei in picchiata, almeno nel segmento smartphone, in quasi ogni mercato. Se da un lato i prodotti wearable sono di qualità, come ad esempio la Huawei Band 6, in realtà Huawei nova 8i, recentemente arrivato in Italia (e recensito qui) non ha particolarmente entusiasmato, a differenza di un nova 9 dotato di maggior determinazione.

Più che un “Siamo tornati“, sarebbe stato più lecito dire “Stiamo tornando“. Secondo quanto riportato infatti da Bloomberg, Huawei starebbe per mettere in pratica una strategia utile per reagire (forse un po’ tardivamente) al ban statunitense. Se da un lato per salvare Honor, l’azienda cinese ha dovuto vendere la stessa lo scorso anno ad un consorzio di Shenzen, (recentemente tornato in Italia con Honor 50), dall’altro sembrerebbe avere un piano per tornare ad ospitare i Google Play Services. L’idea sarebbe infatti quella di concedere in licenza a terzi i propri telefoni, al fine di ottenere quei componenti di cui non può avere approvvigionamento.

Una mossa che consentirebbe all’azienda cinese di tornare a proporre smartphone con componenti di rilievo e soprattutto le app di Google. Nel corso dell’evento di Milano, l’azienda ha reso noto una serie di dati piuttosto interessanti, almeno ovviamente per quanto riguarda l’Italia. Sarebbero infatti 10 milioni gli smartphone attivi sul suolo nazionale, mentre sono 1 milione quelli con a bordo i Huawei Mobile Services. Non è ancora chiaro il motivo per altrove HarmonyOS 2 sia già presente sugli smartphone, mentre in Italia si veda solo sui tablet. Sistema operativo che tra l’altro ha raggiunto i 150 milioni di dispositivi (fonte: GSM Arena) e in cantiere c’è già HarmonyOS 3.

Il motivo per cui forse non è stata ancora pensata l’arrivo del nuovo sistema operativo almeno sugli smartphone dei mercati europei, è proprio questo. Stravolgere nuovamente i consumatori con un nuovo cambiamento potrebbe essere controproducente, specie se si può provare a percorrere un ultimo tentativo per cercare di recuperare terreno. Per farlo, il gigante di Shenzen avrebbe dunque individuato Xnova, (che già vende i dispositivi nova per Huawei) ovvero un’unità di China Postal and Telecommunications Appliance co. Si tratta di una proprietà statale, che potrebbe quindi avvalersi di componenti e software che il ban trumpiano ha invece inibito. Sempre secondo la fonte di Bloomberg, che preferisce rimanere anonima, anche un altro produttore cinese, TD Tech LTD, potrebbe in futuro telefoni con design appannaggio di Huawei con il proprio brand.

Le stime fornite dalle fonti dell’agenzia di stampa statunitense si aggirerebbero intorno ai 30 milioni di smartphone spediti, tra quelli realizzati in autonomia e quelli realizzati dai partner. Gli ingegneri della casa cinese avrebbero inoltre iniziato a ridisegnare i circuiti di alcuni dispositivi principali, precedentemente alimentati dai chipset HiSilicon, al fine di poter risultare compatibili ai componenti di Qualcomm o MediaTek.

Ma al momento restano solo voci, per quanto attendibili. I negoziati secondo le stesse fonti sarebbero tuttora in corso. Certo che, qualora la strategia dovesse andare in porto e tutto secondo i piani di Huawei, l’azienda potrebbe sì tornare a riavvalersi delle collaborazioni che hanno contribuito a rendere celebre e potente la stessa nel segmento degli smartphone. Non sarà certo redditizio come produrre e vendere come fatto finora in autonomia, ma è una strada percorribile per salvare il segmento smartphone, dopo una serie di trimestri in continua perdita. Certo è che non c’è molto altro tempo da perdere: se la vendita di Honor è stata sufficientemente rapida tanto da segnare una repentina ripresa in patria, bisognerà valutare se potrà accadere lo stesso, globalmente, appoggiandosi ad un ente terzo. Allora sì che potremo dire, “Bentornata, Huawei“.

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.