Un “Codice rosso per l’umanità”. Con queste parole il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha commentato il rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change), ovvero il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico. Se queste parole preoccupanti servono da monito per i governi affinché si agisca per ridurre le emissioni di gas serra, cosa possiamo fare nel nostro piccolo, per rendere la nostra vita tecnologica più sostenibile e diminuire l’inquinamento digitale?
Riparare i dispositivi o comprarli usati o ricondizionati
Abbiamo già parlato di quanto inquini uno smartphone dal suo processo produttivo, dalla raccolta dei materiali alla produzione, fino al fine vita. Abbiamo anche visto come alcune aziende come subito e refurbed, grazie alla vendita di dispositivi usati e ricondizionati, abbiano dato il loro contributo. secondo quanto riferito dalla piattaforma di annunci italiana, grazie alla compravendita di prodotti avvenuta su subito, nel 2020 sarebbero state risparmiate più di 227.299 tonnellate di CO2. Per quanto riguarda invece il marketplace di ricondizionati, refurbed ha reso noto di aver risparmiato ben 31.000 tonnellate di CO2. L’ideale sarebbe quindi proseguire nell’acquisto di usati e ricondizionati. Mercato in crescita del 4% solo nel 2020 secondo Counterpoint. Una scelta che risparmierebbe anche la produzione dei semiconduttori, la cui crisi è nota da mesi. Anche le aziende stanno diventando più sensibili al tema, con lo sviluppo dell’etichetta Eco-rating. Ma ovviamente non basta.
L’inquinamento digitale passa anche dai video online
Nell’articolo relativo all’inquinamento prodotto da un dispositivo tecnologico, abbiamo introdotto il concetto di sobrietà digitale. Un comportamento necessario, secondo The Shift Project, un progetto francese che ha preso in esame le implicazioni dell’uso del digitale. Ad esempio, secondo lo studio del 2019, la fruizione dei video online causerebbe una grande emissione di gas serra.
L’organizzazione ha diviso i video in due macro-aree. Il primo, che conta l’80% del totale, sono i video di utilizzo “consumer” mentre il restante 20% sono i video di telemedicina, conferenze su Skype, cam-girls, etc. Il dato più interessante è ovviamente il primo. In questo 80% vi sono il 34% di video on demand, ovvero film e serie TV, disponibili su piattaforme come Netflix, Prime Video, etc. Questo genere di materiale rappresenta il 20% del flusso dei dati globale e ben il 7% delle emissioni di gas serra. Poi c’è la pornografia: i siti con video per adulti, rappresentano il 27% di tutti i video online; ben il 16% del flusso di dati e il 5% dei gas serra emessi. Senza contare poi il ruolo di YouTube e competitor, che rappresentano il 21% di tutti i video online, il 13% del flusso di dati totale e il 4% delle emissioni. Il restante 18% invece annovera i video ospitati sui social network quali TikTok, Instagram, etc, che rilascerebbero il 4% dei gas serra.
Secondo l’organizzazione francese, la sobrietà digitale si attuerebbe limitando la fruizione dei citati video e ridurre la qualità; quindi invece di riprodurre contenuti in 4K, scegliere una risoluzione più modesta. Andare al cinema potrebbe essere un modo per risparmiare sui contenuti in streaming, ma avrebbe un dispendio economico, senza contare lo spostamento in auto, a meno che non si utilizzi i mezzi, o si vada a piedi o in bici, ma qui si divaga.
Mandare meno e-mail e meno messaggi per un minor inquinamento digitale
Incredibile ma vero, mail e messaggi inviati attraverso app di messaggistica istantanea sono operazioni gratuite per l’utente, ma hanno anche loro un costo ambientale. Seppur pochi kilobyte, su scala mondiale incominciano a diventare impegnativi. Sono messaggi archiviati su data center che consumano energia e quindi producono ingenti gas-serra. Se non si può fare molto contro lo spam, ci si può disiscrivere dalle newsletter che non si leggono, evitare di mandare messaggi con allegati poco utili o puerili, cancellare le vecchie mail che occupano spazio.
Risparmiare corrente elettrica
Un altro metodo per ridurre i gas-serra è risparmiare corrente elettrica, anche in termini di risparmio economico in bolletta. Si può semplicemente avere l’accortezza di spegnere il PC quando inutilizzato, invece di lasciarlo in stand-by, spegnere gli interruttori, non lasciare andare la televisione a vuoto. Prolungare la durata della batteria dello smartphone, spegnendolo quando non serve, disattivare GPS, NFC quando non servono e cancellare le app inutilizzate, per risparmiare ulteriore energia. Anche sostituire i vecchi elettrodomestici, se si ha la possibilità, con modelli più recenti ed efficienti, può essere un buon modo per un utilizzo dei prodotti tecnologici più sostenibile. Anche le lampadine a risparmio energetico (e sostituire le lampadine ad incandescenza con quelle LED), svolgono il loro compito. Evitare di investire nelle criptovalute inoltre, comporta un elevato risparmio di energia elettrica.
Smaltire lo smartphone: sapevi che puoi lasciarlo in negozio?
Quando un dispositivo come lo smartphone non viene più utilizzato perché rotto, da smaltire, o obsoleto, diventa un RAEE ovvero rifiuto di apparecchiatura elettrica ed elettronica. I RAEE di tipo domestico fanno parte di cinque raggruppamenti. Ognuno corrisponde ad un contenitore in cui gettarli quando ci si dirige in un centro di raccolta comunale. Lo smartphone fa parte del gruppo R4, ovvero piccoli elettrodomestici. Tuttavia non tutti sanno che non c’è bisogno di recarsi presso l’isola ecologica, ma è sufficiente andare nei punti vendita sfruttando il criterio dell’uno contro zero. In vigore dal 2016, gli smartphone possono essere ritirati gratuitamente all’interno del punto vendita del distributore, senza obbligo di acquisto.
Nel 2020 sono state raccolte 365.897 tonnellate. Ogni volta che acquisti un dispositivo in un negozio, il negoziante è obbligato a ritirare gratuitamente il modello che intendi sostituire. Anche online. Basterà selezionare la voce “ritiro RAEE“. Il dispositivo non deve superare però i 25 cm, il negoziante è obbligato a ritirarlo solo nel caso in cui il negozio abbia una superficie di almeno 400 mq. Per i negozi più piccoli, la raccolta è facoltativa. Ovviamente, prima di lasciare uno smartphone o un altro dispositivo, backup dei dati e formattazione/reset dell’oggetto da smaltire, per salvaguardare la propria privacy!
Anche l’Intelligenza Artificiale inquina
Questi sono alcuni dei comportamenti che nel nostro piccolo, noi utenti, possiamo attuare. Anche le Big Tech stanno cercando soluzioni per un comportamento “più green”. Ma è necessario che anche i governi facciano la loro parte, per raggiungere un risultato più soddisfacente in tempi brevi. E tu cosa fai per diminuire l’inquinamento digitale? Suggeriscilo nei commenti!
Leave a Reply