Google rivendica la sua leadership nell’IA

Da quando ChatGPT è diventato popolare, più o meno a sproposito, giornalisti, blogger e YouTuber si sono prontamente domandati gli effetti che avranno su Alphabet il software di OpenAI e gli investimenti di Microsoft per Bing, Azure e altri prodotti di Redmond. C’è chi ha già preparato la lapide sul colosso di Mountain View e chi invece ne è preoccupato delle sorti. Ma cosa ne pensa in tutto questo il diretto interessato, Google?

Google afferma la propria leadership

Nei giorni scorsi è stato pubblicato un blog post ufficiale in cui la casa madre del motore di ricerca ha rivendicato i propri progressi sull’Intelligenza Artificiale, spiegando come questa è utilizzata in ben nove dei prodotti di utilizzo comune. Un messaggio inequivocabile, in cui l’azienda vuole far comprendere (anzi, ricordare) che anche se “in ritardo” rispetto a OpenAI e Microsoft, non è certo a digiuno di Intelligenza Artificiale e anche per sottolineare che, sebbene non sia altrettanto popolare, LaMDA, una delle IA di Google, ha fatto parlare di sé nei mesi scorsi.

Nel post Alphabet non le manda a dire, rigorosamente tra le righe, affermando che sono “due decenni” che Google sviluppa Intelligenze Artificiali. Tra queste il riconoscimento ottico dei caratteri e l’apprendimento automatico, oltre ad altri prodotti in cui la casa di Mountain View impiega il software, utilizzati inoltre da miliardi di persone in tutto il mondo. Ma quali sono i prodotti?

I più popolari sono senza dubbio Lens e Translate. Altri sono stati sviluppati grazie all’invenzione nel 2017 di Transformer, che Google considera “il nonno” dei moderni modelli di linguaggio. Grazie a Transformer è stato possibile costruire modelli di linguaggio AI come BERT , PALM , MUM e il già citato LaMDA. Grazie all’architettura del “nonno”, è possibile risolvere problemi complessi, rispondere a domande in altre lingue, esprimere ragionamenti e problemi matematici, utilizzando la catena di suggerimenti del pensiero.

I 9 prodotti di suo comune

Ma l’utente finale utilizza il software di IA di Google in ben nove prodotti. Ovvero in Ricerca, sulle Mappe, sui telefoni Pixel, su Google Foto, su YouTube, su Google Assistant, Gmail, negli annunci di Ads e nel Cloud. Per quanto riguarda la ricerca, l’IA permette di utilizzare nuove lingue, ma anche effettuare ricerche sfruttando la fotocamera o cercando una canzone canticchiandola. Su Maps l’IA permette di fornire aggiornamenti sul traffico e sui ritardi, inoltre aggiorna l’orario e i limiti di velocità. Lato smartphone sui Pixel viene ricordata la possibilità di tradurre istantaneamente in chat tra 21 lingue, inoltre permette di facilitare una conversazione verbale tra 6 lingue diverse in modalità Interprete. Inoltre Magic Eraser può migliorare le foto cancellando gli elementi di disturbo.

Su YouTube l’IA può generare in automatico i sottotitoli per i video per renderli accessibili anche alle persone con problemi di udito o non udenti. L’assistente di Google sfrutta la tecnologia Natural Language Processing (NLP) utile a far comprendere ad Assistant di comprendere e rispondere in modo da imitare la comunicazione umana. Questo permette al software di analizzare il testo della domanda e identificarne il significato, per offrire la risposta più adeguata. Gmail utilizza l’IA per il completamento automatico e il controllo ortografico, e per filtrare lo spam. Infine, le funzionalità di Google Ads basate sull’IA, come Performance Max, aiutano le aziende a trovare clienti e a far crescere la propria attività. Su Google Foto infine è stata implementata nel 2015 l’IA che può riconoscere le immagini dal contenuto e aiutare l’utente a ritrovare ricordi dimenticati. Per quanto riguarda le aziende, Google Cloud ha integrato l’intelligenza artificiale in molte soluzioni, come DocAI per l’elaborazione dei documenti, Contact Center AI per le operazioni dei call center, Vertex Vision AI per l’analisi di video e immagini, Translation Hub per la traduzione in oltre 100 lingue su larga scala, etc.

Il futuro di Google nell’IA?

Google chiude il blogpost ricordando che non è di certo morto e nemmeno malato e che per il futuro ha già diversi assi nella manica. Come gli sforzi nella ricerca per affrontare la crisi climatica, le soluzione di DeepMind AI per ridurre il consumo di energia e risparmiare risorse e espandere l’accesso alle diagnosi mediche. La chiosa è un po’ presuntuosa, ma eloquente: tutto questo sarebbe “solo un assaggio”.

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.