Facile parlare male di Telegram, quando lo si utilizza abitualmente per chattare con amici e parenti, frequentare gruppi e canali, di svago o di lavoro. Vero. Tant’è che anche la nostra testata ha un canale (poco frequentato, a dir la verità) in cui condividiamo contenuti e offerte. Crediamo però che ci sia anche un limite a tutto. E il lassismo di Telegram ha raggiunto ogni limite.
Prima di snocciolare i motivi per cui siamo giunti a questa forte presa di posizione, va spezzata prima una lancia in favore dell’app di messaggistica di Pavel Durov. Al momento è la migliore su piazza. Punto. WhatsApp è lontana anni luce rispetto alle continue implementazioni che mensilmente vanno ad arricchire l’app russa. C’è poco da discutere. Ma è l’unico lato positivo di un’app ricca di funzioni, utile a testate, marketer o semplici utenti finali. Gli strumenti sono tantissimi, tra sondaggi, link, personalizzazioni, messaggi programmati, chat vocali… WhatsApp è in ritardo su tutto.
Detto questo però ci sono degli evidenti limiti che mettono Telegram a distanze siderali dalla perfezione. E non sono nemmeno i gruppi di disinformazione. Ma i gruppi senza alcun controllo sulla circolazione di foto sensibili, la pedopornografia e al proliferare di immagini disgustose. Ne è testimone suo malgrado il giornalista David Puente, fresca vittima di una shitstorm presumibilmente da parte di una frangia di no vax estrema, che ha letteralmente bombardato il suo canale Telegram di immagini e video dai contenuti che definire raccapriccianti, è usare un eufemismo.
Animali vivisezionati, spellati vivi, escrementi, pratiche sessuali “singolari” oltre il limite della parafilia, violenza, morte, sangue. Sono solo alcuni dei contenuti inviati da gruppi organizzati per colpire l’odiato Puente. Abbiamo avuto la scellerata idea di andare a verificare a cosa stessero andando incontro il giornalista di Open e il suo canale. Dire che siamo rimasti disgustati sarebbe minimizzare. Si riesce difficilmente a descrivere quanto visto, ed è davvero una piccola parte rispetto a quanto realmente inoltrato. Senza contare che abbiamo dovuto rivedere quei contenuti per cancellarli dal dispositivo, perché si sono salvati in automatico.
Si può colpevolizzare la vittima dicendogli che avrebbe potuto fare di più per la sicurezza, magari installando Bot per la moderazione automatica, ma siamo dell’idea che sarebbe fuori luogo. Non è nemmeno colpa dei fautori di questo tripudio di orrore. La vera colpa è di Telegram, che ha una moderazione prossima allo zero e senza alcuna vera presa di posizione nei confronti di chi viola non tanto il regolamento, quanto il buonsenso.
Ma quello che è accaduto al canale del giornalista di Open è solo l’ultimo esempio. Ci sono canali che fanno scambio di foto di ragazze ignare, in cui vengono messe “alla gogna” semplicemente perché si sono rifiutate di avere a che fare con un utente del gruppo e che subiscono anche la diffusione dei propri dati sensibili. Accedere a questi gruppi è difficile, perché sono pochi gli utenti frequentatori, perlopiù selezionati ed è possibile accedervi solo tramite invito. Se poi si spera in un’azione da parte della piattaforma, campa cavallo. Basti pensare che si sta pensando addirittura ad una rogatoria internazionale per prendere provvedimenti nei gruppi più estremi frequentati da no vax che avrebbero più volte minacciato alcuni ministri italiani e diffuso dati sensibili.
Spesso ci si lamenta di Facebook e Instagram per la policy al limite del moralismo, ma una proliferazione di oscenità simili viene difficile da immaginare. O perlomeno, può anche capitare, ma è difficile — molto — che restino impunite.
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