Spotify metterà un avviso sui podcast. Come prevedibile

Spotify ha (finalmente) deciso come procedere riguardo alle controversie che hanno investito la piattaforma in seguito agli episodi del podcast di Joe Rogan con disinformazioni sulla Covid-19 e i vaccini. In un comunicato pubblicato sulla newsroom, il CEO fa mea culpa; non delle vere e proprie scuse, ma più un’ammissione di colpa riguardo a politiche non sempre trasparenti e una gestione non adeguata. E mette una toppa al buco in un modo non dissimile da tutti gli altri social quando si parla di teorie complottiste. La piattaforma cerca dunque la soluzione più rapida per salvare la faccia, arginare le perdite in borsa (già a -25% solo a gennaio) e allo stesso tempo salvare il contratto milionario che lega la piattaforma al podcast The Joe Rogan Experience (JRE). In che modo? Come auspicato da noi qui, la piattaforma svedese opterà per la visualizzazione di un avviso quando l’episodio di un podcast parlerà di Covid-19 e vaccini.

In un comunicato di Daniel Ek nella newsroom di Spotify, il CEO della piattaforma spiega come cambierà l’approccio in seguito al divampare della polemica. Inizia con l’ammissione di un errore, secondo cui le regole in vigore da anni (almeno 10 e in continuo aggiornamento) non siano state trasparenti. Per questo motivo è stata condivisa in data 30 gennaio la policy. Daniel Ek si è anche tolto un sassolino dicendo che non è intenzione della piattaforma procedere alla censura dei contenuti, ma allo stesso tempo è bene che ci si assicuri che ci siano regole e conseguenze per chi le viola.

Ed ecco dunque che, oltre alla pubblicazione delle regole di Spotify, il CEO ha annunciato l’aggiunta di un avviso per ogni episodio di podcast che parli di Covid-19. L’alert indirizzerà gli utenti all’hub Covid-19 presente su Spotify, contenente informazioni aggiornate e condivise da scienziati, medici, accademici e autorità sanitarie. Questa soluzione sarà adottata in tutto il mondo “nei prossimi giorni”. Una mossa non dissimile da quanto già fatto dalle altre piattaforme, come abbiamo spiegato qui. Come d’altronde ampiamente prevedibile: da una parte il colosso dello streaming doveva salvare la faccia con gli investitori e gli utenti, tamponare l’emorragia degli artisti (dopo Joni Michell e Neil Young ai saluti anche Nils Lofgren) e salvaguardare il contratto milionario con Joe Rogan. E ovviamente scrollarsi di dosso la nomea di novax. L’avviso è dunque la mossa più prevedibile, innocua e che si spera possa salvare la reputazione della piattaforma. Massima resa, minimo sforzo.

Sarà inoltre avviato un test per evidenziare le regole di Spotify negli strumenti per creators ed editori, in modo da aumentare la consapevolezza su cosa è accettabile e cosa no. In tal modo la piattaforma spera di aumentare anche un senso di responsabilità.

Altro che no-vax: il CEO palesa le iniziative a favore dei vaccini

Il CEO nel comunicato rimanda al mittente anche ai titoli di qualche media, che accusavano l’organizzazione di essere in qualche modo complottista o contro i vaccini. Daniel Ek riconosce a Spotify il merito di aver lanciato, sin dai primi giorni di pandemia, una serie di risorse e campagne di sensibilizzazione, oltre all’hub informativo sulla Covid-19. Inoltre ha anche affermato di aver donato inventario pubblicitario a varie organizzazioni per la sensibilizzazione sui vaccini, fondi all’OMS e altre iniziative a favore dei vaccini.

Tutto è bene quel che finisce bene quindi. Anche se la polemica è costata un crollo in borsa, la fuga di tre artisti importanti e un danno all’immagine non certo da sottovalutare. Ma non ci si poteva pensare un po’ prima?

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.