Se fosse un cartone animato, sarebbe intitolato “Le follie dell’imprenditore“. Ma c’è poco da scherzare. Il ginepraio dentro cui Elon Musk si è cacciato, è sempre più spinoso. L’ultima vicenda è forse la più grave. Su X ha infatti sostenuto una tesi antisemita di un utente. Una mossa che non è passata inosservata e che ha portato Apple, IBM e la Commissione Europea a sospendere tutte le attività di promozione sulla piattaforma. Proprio la Commissione Europea, non troppo tempo fa, aveva avvertito Musk della continua propagazione di informazioni false su X. Avviso caduto nel vuoto e che ha portato ad un’indagine da parte dell’UE sulla piattaforma, nonostante il tentativo della CEO Linda Yaccarino di metterci una pezza.
Mercoledì 15 novembre Elon Musk ha sostenuto il post di un utente su X, al cui interno si potevano leggere teorie del complotto antisemita. Secondo l’utente che lo ha postato inizialmente, le comunità ebraiche sostengono “l’odio dialettico contro i bianchi“. “Hai ragione” ha risposto Elon Musk. Messaggio di approvazione che avrebbe anticipato polemiche infinite e bruciato decine di miliardi di dollari in azioni di Tesla, il giorno dopo. Non solo. Gli inserzionisti ne hanno chiesto le dimissioni e stoppato le pubblicità. Tra queste, Apple, IBM e la Commissione Europea. Moltissime le reazioni, tra cui anche il portavoce della Casa Bianca Andrew Bates: “È inaccettabile ripetere l’orribile menzogna dietro l’atto di antisemitismo più fatale della storia americana in qualsiasi momento, figuriamoci un mese dopo il giorno più mortale per il popolo ebraico dall’Olocausto“.
L’account da dove tutto è partito
“L’odio dialettico contro i i bianchi” a cui si riferisce questa teoria del complotto, fa parte di una teoria ben più estesa che vuole suggerire come una non ben precisata comunità ebraica che tiene le fila del mondo, abbia avviato un piano di sostituzione etnica in cui i bianchi vengono sostituiti con persone di altre etnie. Concetti gravi, che hanno più volte ispirato attentati e sangue a fiumi. Tra cui la sparatoria alla sinagoga dell’Albero della Vita del 2018.
Tutto è partito dal tweet di @breakingbath. Un profilo molto attivo su diverse tematiche. Tra cui anche concetti che riprendono come detto sopra le teorie del complotto. In un altro tweet, ormai tirato in causa dall’effetto Elon Musk, si afferma che: “Ciò che ho criticato sono gruppi come l’ADL, attivisti e giornalisti che promuovono la propaganda anti-bianca. Gli ebrei non sono cattivi, in nessuna “cospirazione” o in qualsiasi altra stupida sciocchezza. E’ semplice miopia. Chiunque travisi la mia opinione ha molte possibilità di vedere follow-up che chiariscono questo punto. Semplicemente scelgono di non farlo perché etichettare come “nazista” qualcuno che ha difeso il popolo ebraico per tutta la vita si adatta alla loro visione infantile del mondo“. E ancora: “In generale, quasi tutti i nuovi follower che ho avuto a cui è piaciuto qualsiasi post hanno apprezzato i post in cui difendevo il popolo ebraico. Ancora una volta, *forse* dovresti considerare che stai vedendo solo ciò che *vuoi* vedere“.
Il fastidio degli inserzionisti
Gli inserzionisti non hanno stoppato la pubblicità “solo” per le controverse parole del magnate sudafricano, ma anche perché un report di Media Matters for America ha illustrato come i banner e le pubblicità di Apple, IBM, Amazon, Oracle siano stati affiancati insieme a post di estrema destra. Perlopiù, si tratta di contenuti che condividono la figura di Adolf Hitler.
Linda Yaccarino, che da quando è all’amministrazione di X sembra più una personalità scelta per rimediare ai disastri comunicativi di Elon Musk, ha riferito che “La società è stata estremamente chiara riguardo ai nostri sforzi per combattere l’antisemitismo e la discriminazione“, aggiungendo: “Non c’è posto per questo in nessuna parte del mondo: è brutto e sbagliato. Punto“. La dirigente ha poi spiegato che “X non posiziona intenzionalmente un marchio attivamente accanto a questo tipo di contenuto, né un marchio cerca attivamente di supportare questo tipo di contenuto con un posizionamento pubblicitario“.
Ma perché questi account non vengono sospesi?
Come assolutista della libertà di parola, Elon Musk e la piattaforma prevedono una tolleranza sui tweet molto elevata. Uno dei motivi per cui sul social si può postare (quasi) tutto. Qualcosa che vede involontariamente d’accordo Pavel Durov è la necessità di non bloccare, ad esempio, i contenuti sulla guerra. Se ci fossero i blocchi, fanno notare alcuni utenti nei trends di X, non sarebbero circolati i video caricati di Hamas che hanno portato a numerosi e sanguinose morti. Ciò avrebbe portato a “giustificare” la reazione di Israele che, altrimenti avrebbe apparentemente reagito senza motivo.
Allo stesso modo i continui tentativi di lavaggio del cervello messo in atto da chi gestisce gli account che condividono contenuti illegali e controversi, trovano terreno fertile nelle persone più facilmente persuadibili. Rispettando le poco stringenti norme imposte da X, basterà non auspicare un genocidio per non farsi bannare. In questo modo però, tutto il resto è lecito. Credenze e messaggi controversi possono essere diffusi (e monetizzati) senza infrangere alcuna regola e facendo nuovi proseliti. Persino fino a “contagiare” persone come Elon Musk, pronto a sostenere una fake news e teoria del complotto.
La reazione di IBM e il passato
Poco dopo aver scoperto il ritiro delle inserzioni di IBM, la stessa azienda è stata attaccata dalla scrittrice Ashley St. Clair, per il suo ruolo controverso all’epoca della Seconda Guerra Mondiale. E ancora una volta, il miliardario a capo di X ha sostenuto quanto riferito dall’utente.
Ma è davvero come dice Media Matters?
Nì. Negli screenshot pubblicati dall’organizzazione, effettivamente si vedono gli spot pubblicitari al di sotto dei contenuti che promuovono contenuti antisemiti, razzisti e raffiguranti Adolf Hitler. Pubblicità che da una parte vengono inserite in automatico e in base agli algoritmi, che però (in teoria) dovrebbero basarsi sui cookie del visitatore e dunque le sue preferenze. Al contempo servono a monetizzare i contenuti degli utenti che li hanno pubblicati (e che sono stati demonetizzati in seguito alle polemiche). Il vero problema non è che gli inserzionisti vedano i propri brand accanto a contenuti tossici. Il problema è che questi contenuti siano condivisibili e che l’unico provvedimento preso dalla piattaforma, sia la demonetizzazione del profilo incriminato.
Allo stesso tempo, però, i tweet più recenti di Elon Musk, nel tentativo di salvarsi la faccia in seguito all’emorragia di inserzionisti, spiegano che sulla piattaforma non c’è posto per chi auspica genocidi. Da una parte, Linda Yaccarino, in un tweet afferma però che X combatte l’antisemitismo e la discriminazione. Il magnate a capo di Tesla riferisce che gli account che auspicano genocidi verranno sospesi. Ma allora perché tutti questi account, per altro monetizzabili, riconducibili ad ideologie di estrema destra? Musk si è sempre definito un assolutista della libertà di parola. Come riporta Axios, in un recente incontro tra Elon Musk e Benjamin Netanyahu, l’uomo dietro SpaceX ha affermato che “Ovviamente sono contro l’antisemitismo. La libertà di parola significa qualche volta dire qualcosa che non piace ad altri. Non promuoveremo i discorsi d’odio“.
I recenti tweet dimostrano però che non è tutto bianco e nero, ma ci sono anche sfumature grigie, entro le quali i profili antisemiti possono indisturbatamente condividere in modo edulcorato i loro controversi pensieri, oltre a seminare il virus dell’odio antisemita, senza temere provvedimenti. Quel che non è chiaro a Musk e a chi la pensa come lui, come il proprietario del profilo che ha dato origine a tutto questo, non è che se si sostiene un concetto non condivisibile, si viene etichettati automaticamente come nazisti o razzisti. Ma supportarne le tesi lo rende drasticamente ipotizzabile.
Le conseguenze e l’ira di Elon Musk
Il numero 1 di Tesla ha riferito che intenterà una causa per il post di Media Matters: “Lunedì si aprirà il tribunale in una frazione di secondo, X Corp avvierà una causa termonucleare contro Media Matters e TUTTI coloro che hanno colluso in questo attacco fraudolento alla nostra azienda“.
Musk ha anche pubblicato un altro tweet in cui riferisce che non si vuole vedere inserzioni sulla piattaforma, è possibile sottoscrivere un abbonamento, aggiungendo che “Molti dei più grandi inserzionisti sono i più grandi oppressori del tuo diritto alla libertà di parola“. Sebbene quanto detto rientri nella sua filosofia di un discorso libero e apparentemente senza filtri sulla piattaforma, non è certo un ottimo modo per persuadere i vecchi inserzionisti a tornare sui propri passi o convincere a nuovi di sottoscrivere altri contratti.
Pace tra ADL e Musk?
Intanto, sembra scoppiata comunque la pace tra ADL ed Elon Musk. L’ADL, Anti Defamation League di cui abbiamo parlato qui l’anno scorso, ha apprezzato un tweet in cui il numero 1 di Tesla prende le distanze dalle derive estremiste ai danni di Israele e della comunità ebraica. Nel corso della nottata a cavallo tra il 17 e 18 novembre, sono continuate ad essere condivise le tesi del patron di Tesla, per giustificare il proprio operato e cercare di limitare una shitstorm e il progressivo allontanamento degli inserzionisti.
Leave a Reply