Secondo un articolo del New York Times, prima che Elon Musk acquistasse Twitter gli insulti contro gli afroamericani apparivano sul social in media 1.282 volte al giorno. In seguito alla transazione la media è salita a 3.876 volte al giorno. Anche i gay hanno subito un aumento degli insulti. La media giornaliera di 2.506 volte, in seguito all’acquisizione, è arrivata a 3.964 volte al giorno. I post antisemiti contro gli ebrei invece sono aumentati del 61%.
I risultati sono stati condivisi dal Center for Countering Digital Hate, dall’Anti-Defamation League e da altri gruppi che studiano le piattaforme online. Un quadro preoccupante di come le conversazioni siano cambiate in seguito all’acquisto del numero uno di Tesla. I numeri di odio restano comunque di relativamente piccola entità, ma hanno subito un aumento atipico. Uno dei motivi per cui la piattaforma è più pregna di odio è riconducibile ai licenziamenti dello staff (inflitti o spontanei) avvenuti dopo l’accordo da 44 miliardi di dollari. Da allora gli account che Twitter rimuoveva regolarmente, come ad esempio quelli affiliati all’ISIS, sono tornati a farsi sentire benché siano stati all’epoca banditi, sin dai tempi in cui gli USA hanno classificato lo Stato islamico come un gruppo terroristico. Nei primi 12 giorni dell’era Musk, sono stati creati 450 account associati all’ISIS. Un aumento del 69% rispetto ai 12 giorni precedenti, secondo l’Institute for Strategic Dialogue. Persino gli account associati a QAnon, un gruppo di estrema destra, in seguito al caos delle spunte blu di verifica del social, sono riusciti ad acquisire una sorta di legittimità, acquistando il tanto agognato badge.
Sulle pagine del NYT i ricercatori hanno riferito di essere allarmati dall’aumento netto di incitamento all’odio, in genere mai visto su piattaforme social. L’Anti-Defamation League, invia regolarmente segnalazioni di tweet antisemiti a Twitter e tiene traccia di quali post vengono rimossi. L’organizzazione ha affermato che il nuovo giocattolo del fondatore di SpaceX è passato dall’agire sul 60% dei tweet segnalati al 30%.
Ma non è solo l’odio, ma anche i contenuti problematici e gli account vietati, ad avvelenare il social del cinguettio. L’AD del Center for Countering Digital Hate, Imran Ahmed, ha paragonato l’arrivo di Elon Musk come un Bat Segnale per razzisti, omofobi e misogini. Dello stesso avviso anche Yael Eisenstat, vicepresidente dell’Anti-Defamation League, che ha incontrato lo scorso mese Elon Musk. L’oggetto del meeting era una maggior concentrazione in termini di risorse sui sistemi da attuare contro l’odio, etc. Tuttavia Eisenstat ha riferito che il tycoon “non sembrava interessato ad accettare il consiglio di gruppi per i diritti civili e altre organizzazioni” e che le sue azioni avrebbero incoraggiato razzisti, omofobi e antisemiti.
Tuttavia il tycoon, che non ha commentato l’articolo del NYT, precedentemente ha condiviso un tweet in cui un grafico riporterebbe la diminuzione dell’odio di un terzo dal suo arrivo. Ma non ha riferito come questi dati da lui (o chi per lui) raccolti possano risultare attendibili.
L’arrivo del poliedrico imprenditore, che già in passato si è trovato al centro delle polemiche, in particolar modo per il suo approccio intermittente verso le criptovalute, si definisce un assolutista della libertà di parola e che crede nelle discussioni online senza restrizioni. Dal suo arrivo le pratiche di Twitter sono state riviste, tanto da riportare la possibilità di parola all’ex Presidente Trump, allontanato dai social più importanti dopo i fatti di Capitol Hill. Recentemente è stata imposta anche la fine della politica di restrizione contro i contenuti di disinformazione relativi al COVID-19. Benché Twitter sembra destinato apparentemente a diventare una landa priva di regole, ciò non ha evitato a Kanye West (o Ye) ad essere allontanato dalla piattaforma, in seguito alle sue recenti imbarazzanti e preoccupanti apprezzamenti ad Adolf Hitler e ad un tweet in cui ha condiviso una svastica all’interno di una Stella di David.
Benché la libertà di parola sia un proposito positivo, non lo sembra per la qualità delle discussioni. Tema centrale per gli inserzionisti, che da soli forniscono circa il 90% delle entrate di Twitter. Da quando Musk ha rilevato l’azienda, la spesa è diminuita, per via della preoccupazione della qualità stessa delle discussioni. Ma i brand sembrano essersi presi un periodo di tempo per vedere come andrà il social con la ricetta Musk. L’imprenditore ha cercato di rassicurare in un tweet recente gli inserzionisti, ma contemporaneamente Thierry Breton, capo digitale dell’UE, ha riferito che il social media dovrà rispettare il Digital Services Act. Si tratta di una legge europea in cui viene richiesto alle piattaforme social di ridurre i danni online, pena multe e sanzioni.
Quando è stata completata l’acquisizione di Twitter, Elon Musk si è presentato negli uffici dell’uccellino blu insieme ad un lavandino. In inglese lavandino si scrive sink, che è anche il termine utilizzato per il verbo “affondare“. Il gioco di parole utilizzato dall’imprevedibile imprenditore, starebbe a significare “Let the sink in” che letteralmente vuol dire “lascia che affondi“, in italiano traducibile in “Fatevene una ragione“. Ma più che farsene una ragione, si starebbe assistendo ad un vero e proprio affondo di Twitter, se non economico (al momento) almeno di qualità. Questo nonostante le intenzioni (apparenti) del numero uno di Tesla. Infatti, ai tempi dell’acquisizione, disse: “Il motivo per cui ho acquisito Twitter è perché è importante per il futuro della civiltà avere una piazza cittadina digitale comune, dove un’ampia gamma di convinzioni può essere discussa in modo sano, senza ricorrere alla violenza”. Musk ha poi proseguito: “Twitter ovviamente non può diventare un inferno libero per tutti, dove si può dire qualsiasi cosa senza conseguenze“.
Il recente allontanamento di Kanye West può essere un esempio di quanto riferito da Elon Musk. Ma allontanare un personaggio controverso come lo stilista e rapper può essere un segnale forte, non è certo qualcosa di concreto e solido per ristabilire la credibilità del social network fondato da Jack Dorsey.
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