Abbiamo già parlato in passato di inquinamento digitale e quanto inquini uno smartphone dalla produzione allo smaltimento. Ma è anche vero che possono essere degli strumenti potenti per ridurre la propria impronta. Solo ieri infatti, Google ha presentato nuove soluzioni per ridurre le emissioni; implementazioni utili, ma come ci siamo chiesti, gli utenti saranno incentivati a seguire i suggerimenti proposti? Una risposta interessante, almeno per quanto riguarda il Belpaese, arriva indirettamente dalla ricerca “Italiani e Sostenibilità Digitale: cosa ne sanno, cosa ne pensano” realizzata dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale.
La ricerca arriva a poche settimane dalla conferenza COP26 delle Nazioni Unite, in programma a Glasglow il 30 ottobre e il cui tema verterà sui cambiamenti climatici. La conferenza è stata anticipata dalla pre-COP tenutasi a Milano e conclusasi pochi giorni fa. Per l’occasione la Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha presentato i propri dati sulla percezione degli italiani della relazione tra tecnologia digitale e sostenibilità ambientale.
La sostenibilità digitale passa per la domotica
Nella Top Ten degli strumenti digitali utili a contrastare l’inquinamento e il cambiamento climatico, troviamo dispositivi come lampadine e prese smart in prima posizione, usate dal 16,4% degli intervistati. A seguire gli elettrodomestici connessi in rete, i climatizzatori e le app per l’assistenza della raccolta differenziata. Si trovano persino stazioni meteo intelligenti, frigoriferi smart e smart meter, in ultima posizione. Secondo la ricerca condotta dalla Fondazione, il 19,6% degli interpellati fa un uso regolare di elettrodomestici intelligenti, il 15,5% utilizza termostati smart, mentre il 4,9% utilizza app per il monitoraggio della qualità dell’acqua. Ma è anche vero che tali applicazioni, non sono disponibili su tutto il territorio nazionale.
Gestione dei rifiuti, utili le app
Le applicazioni per la gestione dei rifiuti vengono utilizzate regolarmente da un italiano su cinque. Anche se non è detto che chi non le utilizza, non segua un comportamento sostenibile. Le applicazioni in classifica possono anche fornire indicazioni e assistenza per la raccolta differenziata (10,9%). Le app implementate dai Comuni per la prenotazione del ritiro degli ingombranti è a quota 10,4%, seguita dalle app per la prenotazione dell’accesso alle isole ecologiche (6,6%).
Lotta allo spreco alimentare, le app utili vengono usate da un italiano su dieci
Le app per contrastare lo spreco alimentare secondo la Fondazione per la Sostenibilità Digitale stanno prendendo sempre più piede. App che monitorano la scadenza dei prodotti o allo scambio o alla vendita di prodotti prossimi alla scadenza, vengono usate dal 5,3% degli intervistati. Il 5,1% invece, usa frigoriferi o dispense smart.
Ma cosa ne pensano gli italiani?
Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, spiega che per il 74% degli intervistati è una priorità cogliere le sfide del cambiamento climatico, mentre il 76% lo pensa per l’inquinamento. Ma è anche vero che un italiano su sei ritiene invece che tali problematiche siano importanti, ma non prioritarie. Il 46% degli intervistati dichiara di identificare nella sostenibilità ambientale una priorità rispetto ad economia e società, ma solo il 37% è davvero in grado di cogliere le correlazioni tra questi fattori e le conseguenze concrete delle posizioni ideologiche sulla sostenibilità. Una consapevolezza che, secondo il Presidente, “stenta a generare un reale cambiamento nei comportamenti dei cittadini, soprattutto in relazione al ruolo del digitale ed all’adozione di strumenti che potrebbero contribuire a combattere inquinamento e cambiamenti climatici“.
La percezione riguardo al consumo e all’impatto ambientale
La ricerca illustra come il 51% degli intervistati pensa che l’impatto in termini energetici del digitale sia “abbastanza forte“, mentre appena il 22,8% stima correttamente quanto sia forte tale consumo. Il 77,2% invece ha una percezione di un impatto energetico più basso della realtà. Secondo quanto dichiarato dal Presidente Epifani, la “difficoltà nel percepire il corretto consumo energetico degli strumenti e dei servizi digitali sia totalmente scorrelata da elementi come la competenza digitale dichiarata o il fatto che la tecnologia sia considerata come una opportunità o come una minaccia“. Prosegue sostenendo infine “che si sia competenti o meno e che nella propria opinione la tecnologia sia positiva o negativa, abbiamo una scarsissima consapevolezza del suo impatto energetico”. Epifani conclude il commento riguardo alla ricerca, rivelando che “per migliorare questi dati non basta la sensibilità del singolo ma serve una forte spinta da parte delle Istituzioni, con comunicazione al cittadino ed incentivi specifici, che siano però pensati per produrre un cambiamento consapevole delle abitudini”.
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