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Smart working: a che punto siamo nel 2024?

L’unica nota positiva che la pandemia ha portato, almeno nel mondo del lavoro, è l’importanza dello smart working. Nei periodi in cui non si poteva uscire di casa, molte aziende hanno dovuto adeguarsi ad una nuova normalità e rivisitare le proprie policy di presenza in ufficio per collaboratori e dipendenti. Questo non avrebbe solo assicurato una continuità nel flusso di lavoro, ma anche il miglioramento dello stato di salute e benessere dei lavoratori. Con alle spalle i momenti peggiori, oggi lo smart working viene visto come un benefit dai dipendenti e collaboratori, in particolare per chi sta cercando una nuova realtà lavorativa. Diversi player di importanza internazionale hanno introdotto una settimana lavorativa da quattro giorni e l’attenzione all’equilibrio fa vita personale e professionale. Tali caratteristiche sono imprescindibili per molti lavoratori, nonché irrinunciabili.

Vantaggi e svantaggi dello smart working

ASUS Business ha indagato sui cambiamenti dal 2019 tra i lavoratori italiani, con e senza smart working. Come sono cambiati i livelli di stress, il benessere, l’organizzazione del tempo e il supporto aziendale? Lo studio condotto da Astra Ricerche per conto dell’azienda taiwanese, analizza le modalità di lavoro più diffuse e come influiscono sul benessere dei dipendenti. I numeri vogliono solo una piccola percentuale dei lavoratori completamente in remoto, per un totale del 6,3%. Il 51,2% lavora invece fuori dall’ufficio per 2-3 giorni a settimana; chi pratica uno smart working parziale mostra un aumento della soddisfazione per il proprio equilibrio tra casa e lavoro, le performance la situazione lavorativa nel complesso. I vantaggi non sono da poco. Il 51% ha infatti riferito di lavorare con più calma, benché ciò significhi spalmare le attività su più ore lavorative, in modo da gestire meglio le mansioni. Tuttavia sono i vantaggi professionali ad essere superiori a quelli personali, in particolar modo nelle grandi aziende. I lavoratori sopra ai 55 anni invece non vedono un miglioramento in tal senso.

Un altro vantaggio vede annullare attraverso lo smart working i costi di trasferimento dati dal percorso casa-ufficio. Il 52% infatti ha affermato che ciò riduce lo stress e migliora la gestione del tempo. Un vantaggio apprezzato da chi ha più esperienza ed è più avanti con l’età. Il vantaggio economico è al di sopra di altri elementi personali come il risparmio di tempo, un elemento che si allinea con il contesto finanziario del Paese. Tuttavia il sondaggio non mostra solo i lati positivi. Lo smart working oltre ai benefici, può portare comunque a stress o insoddisfazione. Il 47,8% degli interpellati ha riferito che il lavoro da remoto impatti negativamente sul rapporto con i colleghi e che porti all’isolamento. Il 69,7% denuncia invece un peggioramento della condizione lavorativa, pur non influenzando le performance. A riferirlo i lavoratori di età maggiore a 45 anni, soli o in coppia ma senza figli. Ad essere maggiormente colpiti da questi effetti, le aziende di piccole e medie dimensioni e le agenzie di risorse umane, Finance e Legal.

Cosa pensano i giovani lavoratori

Di diverso avviso i più giovani, che affermano invece di riscontrare una correlazione tra isolamento e peggioramento delle performance, pur non soffrendo l’allontanamento dai colleghi. Le nuove generazioni non sembrerebbero dunque preoccuparsi del possibile allontanamento o raffreddamento dei rapporti con i colleghi. Ma sentono di non riuscire a gestire al meglio le divisioni di task all’interno del team. Questo perché mancano occasioni di coordinamento e confronto, in particolar modo per chi è appena entrato nel mondo del lavoro. Questo ridurrebbe dunque crescita e sviluppo professionale. Infine, il 42,8% di chi lavora da casa almeno un giorno a settimana, sente di sentirsi lontano dalla propria azienda, né sente un senso di appartenenza all’organizzazione per cui collabora, tantomeno condividere i valori aziendali.

Soddisfazione, sicurezza e smart working

Gli aspetti positivi comunque riemergono in un altro numero. Il 60% degli intervistati si ritiene soddisfatto del telelavoro. In generale, 6 italiani su 10 si vedono efficaci nel raggiungere i propri obiettivi completamente e senza errori. La miglior soluzione sembrerebbe dunque 2/3 giorni di smart working a settimana, almeno per il 48% degli intervistati. Il 42,5% invece non dispone dello smart working, revocato nel 2021, oppure non ha mai avuto l’opportunità di trasferire il lavoro fuori ufficio. Escluso chi ha un soddisfacente bilanciamento tra lavoro da casa e ufficio, sono molti i dipendenti che registrano un calo della soddisfazione in azienda. Non solo. Questi lavoratori si sentono lontani dai principi della realtà per cui lavorano e coltivano la percezione che la propria condizione sia calata, in termini di carriera, welfare e ruolo. Nonostante questo, 7 persone su 10 si trovano a lavorare nella stessa azienda da più di cinque anni. Un dato che afferma una stabilità nel mercato del lavoro, pur sollevando considerazioni sulle dinamiche occupazionali italiane.

Per quanto riguarda la privacy aziendale, lo studio ha fatto emergere un dato interessante. Solo il 45% delle persone utilizza un PC fornito dall’azienda e il 60% paga di tasca propria la connessione a Internet. Ciò evidenzia una reale mancanza delle imprese italiane a supportare i lavoratori con i giusti strumenti per garantire al personale di svolgere il proprio lavoro. Inoltre, solo il 40% delle aziende ha implementato maggiori sistemi e protocolli di sicurezza informatica per il telelavoro.

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.