La reazione delle Big Tech alla sentenza contro l’aborto

Nella giornata di ieri in USA è stata annullata una sentenza che garantiva il diritto all’aborto da circa cinquant’anni. La Corte Suprema ha ribaltato la cosiddetta Roe v. Wade, impedendo alle donne che necessitano di interrompere una gravidanza di recarsi ove più comodo, ma costringendole a dover viaggiare in altri stati se nel proprio non fosse garantito il diritto all’aborto. In aiuto in queste ore le Big Tech, che offrono ai propri dipendenti un supporto in tal senso.

Sembrerebbe che almeno 13 stati adotteranno leggi restrittive che vietano l’aborto. Le aziende della Silicon Valley, Da Meta a Uber, stanno cercando in queste ore di fornire l’assistenza necessaria in seguito alle conseguenze di un atto che il Presidente Biden ha definito << un tragico errore >>.

Amazon, fino a 4.000 dollari di rimborsi

Amazon ha riferito a Reuters che un dipendente potrà ricevere un rimborso di 4.000 dollari l’anno, con effetto retroattivo a partire dal 1° gennaio. L’indennizzo si applica se un’operazione non è disponibile entro 161 km.

Apple

L’azienda di Cupertino ha riferito a Fast Company che i dipendenti di Apple sono sostenuti dalla compagnia nel poter prendere decisioni in merito alla propria salute riproduttiva. I vantaggi di Apple consentono ai lavoratori di viaggiare fuori dallo stato per cure mediche, se non disponibili in quello di origine.

La risposta di Google

In una lettera ai propri dipendenti, pubblicata da The Verge Google ha commentato che i googler potranno beneficiare dell’assicurazione sanitaria che copre le procedure mediche anche fuori dallo stato nel caso non fossero disponibili in quello di residenza del dipendente. Possono inoltre essere richiesti trasferimenti senza giustificazione, allo stesso tempo saranno garantite informazioni agli utenti e la rispettiva privacy.

Meta offre rimborsi sui viaggi

Meta, ex Facebook, ha dichiarato che sono in programma rimborsi sulle spese di viaggio nella misura consentita dalla legge ai dipendenti che avranno bisogno di accedere ai servizi sanitari e riproduttivi fuori dallo stato. L’azienda sta valutando le migliori modalità per garantire quanto dichiarato, “per via delle complessità legali“. Ma allo stesso tempo le norme dell’azienda sulla discussione di temi politici sul luogo di lavoro, sono molto restrittive, come riporta The New York Times.

Microsoft, assistenza alle spese

Alla redazione di Bloomberg, Microsoft ha riferito assistenza alle spese per servizi medici, anche in caso di aborto, ai dipendenti le cui cure sono limitate nella regione di residenza.

Netflix

Netflix, che in questi giorni ha licenziato 300 dipendenti anche per via degli abbonamenti in calo, ha dichiarato a Variety che ai propri dipendenti USA viene offerta un’indennità di viaggio e per le persone a carico l’accesso ai servizi di aborto.

Le dichiarazioni di Yelp

Secondo il CEO di Yelp Jeremy Stoppelman ha dichiarato a Fast Company che “I leader aziendali devono farsi avanti per sostenere la salute e la sicurezza dei loro dipendenti esprimendosi contro l’ondata di divieti di aborto che verrà innescata a seguito di questa decisione e invitare il Congresso a codificare Roe in legge”.

Uber, tra rimborsi e spese legali

Anche Uber si è esposta in seguito alla decisione della Corte Suprema statunitense. I dipendenti potranno contare sui piani assicurativi dell’azienda, che coprono benefici anche sulla salute riproduttiva, tra cui l’interruzione di gravidanza e le spese di viaggio. I conducenti saranno rimborsati delle spese legali, qualora fossero citati in giudizio ai sensi della legge statale, per aver fornito il trasporto in una clinica.

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.