Huawei accusata di aiutare il governo cinese contro gli Uiguri

In un momento non certo roseo per Huawei, che deve fare letteralmente i conti con le perdite subite in seguito al ban inflitto dall’amministrazione americana, e che l’ha portata a scivolare al quarto posto della classifica per smartphone venduti nel terzo trimestre del 2020 (fonte IDC), è stata accusata dal Washington Post di fornire assistenza tecnologica al governo di Pechino per riconoscere la minoranza etnica degli Uiguri, fortemente vessata dalla Cina.

Un’accusa pesante per il colosso cinese, che sta riscontrando le prime proteste e ritorsioni. Ha fatto clamore infatti la scelta di Antoine Griezmann, calciatore francese in forza al Barcellona che dopo tre anni di collaborazione con Huawei, ha deciso di sospendere la partnership seduta stante. Ovviamente Huawei ha prontamente negato ogni coinvolgimento; Griezmann ha ribattuto che non si accontenta della risposta e che vorrebbe un maggior impegno dell’azienda nel fare pressioni al governo cinese affinché le persecuzioni ai danni degli Uiguri cessino nel più breve tempo possibile.

Nella fattispecie, il caso sollevato dal quotidiano statunitense è frutto di un lavoro della società di ricerca IPVM, la quale ha scovato un documento, presente per altro sul sito di Huawei e prontamente rimosso, che confermerebbe quanto affermato dal Washington Post. La collaborazione, secondo la società, risale al 2018 e vedrebbe l’azienda cinese cooperare con Megvii, azienda dedita allo sviluppo software, anch’essa cinese. Lo scopo della cooperazione era quello di testare un software di Intelligenza Artificiale in grado di attivare un allarme recapitato alle autorità, ogni volta che un uiguro venisse rivelato.

Un duro colpo all’immagine di Huawei, che oltre a cercare di contenere i danni dal ban, ora deve salvaguardare anche la propria credibilità. Va detto che ogni realtà cinese è obbligata a collaborare con il governo di Pechino, per non andare incontro a sanzioni e ritorsioni. Un simile software è stato elaborato anche negli Stati Uniti, ma in seguito a molte proteste, lo stesso è stato bandito in molte città. Di certo il colosso cinese non può che affermare ogni estraneità alla vicenda. Bisognerà valutare se la decisione di Griezmann non dia inizio ad un effetto domino che non potrebbe che contribuire ad arrecare ulteriore danno alle entrate di Huawei.

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.