Sono passati esattamente quindici giorni da quella che è stata una delle ultime mosse di Trump prima di lasciare la carica di Presidente degli USA. L’Amministrazione del tycoon ha infatti inserito Xiaomi in una black list. Nella fattispecie Xiaomi è stata inserita in un elenco di aziende che secondo il Dipartimento della Difesa americano collaborano con l’esercito cinese. Un ban molto diverso da quello che ha colpito Huawei. Se quest’ultima non può più collaborare con aziende statunitensi, Xiaomi invece potrà continuare a godere ad esempio dei servizi Google o dei chipset di Qualcomm, ma non potrà più ricevere investimenti da finanziatori americani (tra cui la stessa Qualcomm), i quali dovranno ritirare le quote entro il prossimo novembre.
Xiaomi intenta una causa contro i Dipartimenti della Difesa e del Tesoro
Le immediate conseguenze per Xiaomi sono state un calo delle azioni del 10%. L’azienda ha subito diramato una nota in cui ha voluto rassicurare investitori e consumatori di aver sempre agito nel rispetto della legge; inoltre ha anticipato che avrebbe agito in breve tempo, al fine di tutelare i propri interessi. E infatti, dopo circa quindici giorni, secondo quanto riporta Bloomberg Xiaomi intenta una causa contro il Dipartimento della Difesa e del Tesoro. L’obiettivo è quello di ottenere dal tribunale una rimozione dalla black list, perché “incostituzionale”.
La causa è stata intentata contro il Segretario alla Difesa LLoyd Austin e il Segretario al Tesoro Janet Yellen. Entrambi però sono stati nominati dall’Amministrazione Biden, pochi giorni dopo l’inserimento di Xiaomi nella black list. Il produttore ha inoltre fatto sapere che, come riporta PhoneArena, nel caso in cui rimanesse in vigore la decisione, andrebbe incontro a danni irreparabili.
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