Kaspersky: l’80% degli italiani condividerebbe i dati sanitari per maggiore libertà post-pandemia

Continuano le indagini di Kaspersky sul comportamento dei cittadini europei in tempi di pandemia. Dopo le interviste riguardo ai possibili incontri offline dopo una conoscenza su app di dating, che hanno mostrato utenti italiani più prudenti rispetto al resto della popolazione del Vecchio Continente, ecco un nuovo studio, questa volta su dati personali e Green Pass (qui la nostra guida). Anche in questo caso, è emerso un atteggiamento virtuoso degli intervistati del Bel Paese, infatti l’80% degli intervistati italiani, condividerebbero i propri dati personali e sanitari per accelerare la libertà post-pandemia.

Sebbene il Green Pass sia realtà già da qualche tempo, a livello europeo le regolamentazioni tra un Paese e l’altro non sempre coincidono. Ad esempio in Italia il Green Pass è rilasciato già dalla prima dose somministrata di vaccino, oppure dopo un test negativo, con validità di due giorni. In altri Paesi invece si rilascia esclusivamente una volta completata la profilassi vaccinale.

Il 54% degli italiani condividerebbe i dati per aiutare il proprio Paese ad uscire dalla pandemia

Lo studio di Kaspersky prende in esame un campione di 8.000 utenti europei per ognuno dei nove Paesi selezionati. In genere, secondo lo studio dell’azienda russa di sicurezza informatica, i cittadini europei sono molto attenti a prendersi cura dei propri dati; il 95% degli europei ritiene che la privacy dei dati sia importante, ma solo il 52% sente di avere pieno controllo sui propri dati personali. Nonostante ciò, nello studio appena diffuso dall’agenzia, è emerso che l’80% degli italiani interpellati, condividerebbe i propri dati sanitari, di geolocalizzazione e di contatto per una maggiore libertà post-pandemia. Il 54% invece, è disposto a fornire i dati personali per supportare il proprio Paese a superare la pandemia, ma solo il 22% condividerebbe i dati per frequentare centri commerciali. Il 24%, invece, lo farebbe per partecipare ai grandi eventi. Poco di più, il 36%, per viaggiare all’estero.

Andando ad analizzare il sottoinsieme di queste percentuali, emerge un dato ancora più interessante. Sono i più giovani infatti ad essere più inclini a condividere le proprie informazioni in cambio della libertà. I Millennials sono l’87%, la Generazione X il 77% e la Generazione Z il 75%.

Gli italiani sono contemporaneamente i più gelosi della propria privacy. Il 98% degli intervistati ha dichiarato che la riservatezza delle proprie informazioni personali è molto importante. Solo il 63% ha però riferito di avere un controllo effettivo sulle organizzazioni che ve ne anno accesso. Contemporaneamente però l’85% si dimostra preoccupato che i dati possano finire in mani sbagliate nei prossimi due anni.

Le percentuali a livello europeo

Uscendo dai dati italiani e prendendo in esame quelli europei, le percentuali tendono a cambiare. I più disposti a condividere informazioni sanitarie sono i portoghesi (58%) seguiti dagli italiani (54%) e danesi (49%). I meno inclini a questa pratica i francesi, con solo il 32% degli interpellati disposti a condividere i propri dati. Sempre in Francia, solo il 36% condividerebbe con il Governo le informazioni personali, mentre in Danimarca lo farebbe il 67% e il 53% in Italia. A questo link, la heatmap interattiva.

Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky, ha riferito che “Solo il 47% degli europei condividerebbe con fiducia le proprie informazioni personali con il governo” — e prosegue — “Nonostante molti europei siano disposti a rinunciare ai loro dati personali in cambio di maggiore libertà, è importante che i governi nazionali siano più trasparenti sulle politiche di raccolta e archiviazione dei dati per costruire un rapporto di fiducia con i cittadini e superare in sicurezza la pandemia”

Immagine in evidenza: “Designed by slidesgo / Freepik”

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.