In principio la serie Zenfone contava una quantità considerevole di smartphone. Poi si è scelto di puntare sulla coppia base e sul sistema di fotocamere rotante, chiamata Flip Camera (qui la recensione dell’ultimo). Il bello di questi dispositivi, oltre alla fotocamera rotante non eccezionale, ma di certo innovativa, erano le caratteristiche che si discostavano dagli altri produttori. ASUS era infatti rimasta una delle due uniche aziende (insieme a Sony) a proporre smartphone con un display privo di interruzioni (come il foro sullo schermo). Questo, qualche generazione dopo la quinta, all’epoca tanto criticata tacca (almeno dal sottoscritto) che aveva introdotto “prendendo spunto” da un certo “Fruit Phone”, come candidamente ammesso in conferenza stampa di ASUS Zenfone 5 (qui la mia review su PC Professionale) nel corso del Mobile World Congress del 2018.
Dopo aver mandato in pensione l’idea della Flip camera, ASUS aveva optato con coraggio ad una unica proposta, l’unico smartphone Android rimasto sotto i 6 pollici, ancora con un display senza interruzioni. Salvo poi conformarsi nuovamente alla massa e con il foro sullo schermo, con la linea Zenfone 10. Ma ASUS Zenfone 11 Ultra è Ultra mancanza di personalità, ancora una volta: addio dispositivo maneggevole, ecco una nomenclatura ridondante (“Ultra”), algoritmi di IA che benché semi inediti niente che non si sia già visto, senza contare dimensioni generose e per niente maneggevoli.
E dunque eccoci, con una sola caratteristica che al momento rende questo Ultra diverso dagli altri top di gamma: l’ingresso per il jack audio. In realtà sono due le caratteristiche che rendono la proposta di ASUS unica nel suo genere: la totale mancanza di coerenza. In attesa di scoprire quali “sorprese” ci riserverà la dodicesima generazione.
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