Un altro tribunale riconosce nesso tra tumore e telefonino

Solo pochi mesi fa ci eravamo interrogati se i telefoni facessero male o meno. Quel che abbiamo scoperto, consultando tutti gli enti ufficiali e le pagine ufficiali e le linee guida della Scienza, è che non c’è una voce comune. Alcune voci autorevoli sostengono che possa esserci un nesso tra malattie insorte in seguito ad un utilizzo prolungato, altre voci vogliono che servirebbero maggiori studi. Ad ogni modo in Italia vi sono stati degli episodi in cui alcuni tribunali hanno confermato il nesso tra utilizzo del telefono e la malattia. L’ultima volta solo pochi giorni fa. Il 5 novembre infatti la Corte d’Appello ha condannato INAIL ha riconoscere una rendita ad un uomo ammalato di un tumore benigno che lo ha reso sordo, dopo 13 anni di lavoro, di cui passati in media due ore e mezza al giorno al telefono.

13 anni di telefonate

L’uomo, un tecnico specializzato di un’acciaieria valdostana, ha scoperto di essere ammalato di un tumore all’orecchio subito dopo essere entrato in pensione. Il Tribunale di Aosta ha confermato in primo luogo il nesso causale, ma INAIL ricorse in appello. I giudici torinesi hanno dunque disposto una nuova perizia affidata al professor Roberto Albera, (ordinario di Otorinolaringoiatria dell’Università di Torino, autore di oltre 400 pubblicazioni). Mesi di confronti e studi con esperti dopo, è stata confermata un’elevata probabilità del collegamento causale tra uso del telefono e tumore. Sono inoltre stati esclusi interventi di fattori causali alternativi. Nella relazione degli esperti è stato sottolineato che non è conosciuta l’etiologia del neurinoma dell’acustico (la stessa patologia sofferta da un ex dipendente Telecom, di cui abbiamo parlato qui), ma che “tra i fattori concausali vi sia l’esposizione a radiofrequenza, se la dose espositiva è stata di sufficiente entità“.

Il 63enne della Val d’Aosta avrebbe calcolato un’esposizione lavorativa per non meno di 10.361 ore dal 1995 al 2008, a radiofrequenza da utilizzo di telefono cellulare con tecnologia Etacs fino al 2005. In questo lasso di tempo le radiofrequenze irradiate dal telefonino gli hanno provocato il tumore benigno, che lo ha reso sordo dall’orecchio sinistro e con paresi facciale. L’INAIL è stata dunque condannata a riconoscergli 300 euro al mese.

Cosa dicono gli avvocati del pensionato

Secondo gli avvocati del pensionato, Renato Ambrosio e Stefano Bertone, << Questa sentenza è stata scritta da scienziati e non da giuristi. E conferma i rischi connessi all’uso del cellulare. >> I due legali, che secondo quanto si apprende dal Corriere della Sera stanno portando avanti altre cinque cause simili, hanno anche riferito che << Si profilano nuovi problemi legali: sia Romeo che il nostro odierno assistito usavano cellulari omologati e settati secondo indicazioni di scienziati, che rassicuravano sostenendo l’innocuità per esposizioni sotto una certa soglia. Ciò nonostante hanno subito gravissimi danni alla salute >>.

Il futuro

La condanna di INAIL non crea di certo un precedente, in quanto già in passato un tribunale riconobbe il nesso causale tra malattia e uso del telefono. Tutte le cause hanno però visto dipendenti che in passato hanno utilizzato i dispositivi per molte ore, senza protezioni quali cuffie, auricolari, etc, ma utilizzando telefoni di prima generazione, che provocavano un surriscaldamento ai tessuti di chi li utilizzava per molto tempo. In realtà succede anche con i dispositivi di nuova generazione, ma i rischi sono minori e sono costituiti in modo che possano fare il meno male possibile. Certo è che la buona norma di utilizzare gli auricolari e stare al telefono in chiamata il meno tempo possibile, non è certo un male.

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.