Nel novembre 2018, un’insegnante di 50 anni residente a Mogliano, Italia, è stata vittima di una truffa tramite smishing, che l’ha portata a perdere 39 mila euro dal proprio conto. L’attacco è avvenuto attraverso un SMS fasullo inviato da un sedicente operatore di Poste Italiane, che chiedeva alla vittima di verificare e confermare i suoi dati entro 24 ore a causa di una normativa europea (679/2016). Questa truffa del finto SMS è solo una delle numerose pratiche aperte dall’Adico, un’associazione dei consumatori italiana, che ne ha registrate circa 400 tra il 2021 e il 2022.
Recuperati 29 mila euro dopo 4 anni
Dopo oltre quattro anni dalla truffa, l’insegnante è stata risarcita grazie all’intervento dell’Arbitro bancario finanziario (Abf), che ha accolto le richieste della donna assistita dall’ufficio legale dell’Adico, presieduta da Carlo Garofolini. L’Abf ha ordinato a Poste Italiane di restituire 29 mila euro alla vittima, poiché altri 10 mila euro le erano già stati accreditati precedentemente. L’Abf ha sostenuto la tesi degli avvocati dell’Adico, che hanno evidenziato le mancanze di Poste Italiane nella protezione dei dati della cliente durante l’autenticazione delle credenziali. L’istituto è stato ritenuto responsabile per non aver garantito una sicurezza adeguata, permettendo così il raggiro.
Carlo Garofolini, presidente dell’Adico, ha commentato il caso sottolineando l’emozione della vittima nel recuperare i suoi risparmi dopo anni di incertezza. Ha inoltre osservato che nel 2018 la truffa tramite smishing era ancora relativamente sconosciuta, e la vittima non era stata adeguatamente avvisata del pericolo. Oggi, gli hacker sono diventati più ingegnosi, riuscendo a truffare persone di ogni tipo, anche esperte e navigate.
L’analisi di febbraio 2023 secondo Adico
Secondo un’analisi condotta da Adico a febbraio 2023, 371 vittime di smishing sono state assistite dall’ufficio legale dell’associazione, con un totale di circa 1,7 milioni di euro sottratti, con la cifra media sottratta di 4.600 euro a persona. Per 167 soci (il 45% del totale dei truffati) è stato trovato un accordo con la banca, solitamente indirizzato alla restituzione del 50% dell’importo rubato, corrispondente a circa 347 mila euro. 164 pratiche sono ancora in fase di definizione, per una somma di 693 mila e 504 euro. 39 pratiche, invece, hanno avito esito negativo per varie motivazioni legate soprattutto al livello di “responsabilità” addebitato al correntista.
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