Il segmento dei dispositivi con display pieghevole è davvero recente e i player coinvolti sono pochi e agguerriti. All’inizio del 2020 nella mischia si è buttata anche Motorola con un dispositivo, Motorola Razr, che ha tanto fatto parlare di sé, nel bene e nel male. Un prodotto esteticamente bello, ma fragile e acerbo. Prima di continuare, è necessario però fare una premessa.
Una doverosa premessa
Provare uno smartphone pieghevole è sempre complesso perché si distanzia sensibilmente dall’esperienza di un device tradizionale, sia per uso e caratteristiche, sia per prezzo. Se poi il pieghevole in questione è un Motorola Razr 5G, evoluzione del primo modello, bisognerà tenere in considerazione molte più variabili. Tanto per cominciare un pieghevole non è per tutti, si rivolge ad un target particolare, disposto a rischiare e a spendere molto. Inoltre, Razr si rivolge principalmente agli avanguardisti, agli appassionati della tecnologia di ultimo grido, ai nostalgici con disponibilità di spendere una cifra considerevole e infine per chi ama sfoggiare il proprio dispositivo come fosse uno status symbol.
La confezione
Detto e compreso ciò, i limiti, che non mancano di certo, potranno essere compresi e (alle volte) “perdonati”. Fatte le dovute premesse, il Razr è un device che colpisce ancora prima di estrarlo dal packaging. Per niente banale, è sviluppato in verticale e contiene una specie di alloggio in cui il device resta a schermo aperto e che può essere utilizzato per amplificare l’audio quando si ascolta musica. In una elegante custodia magnetica inoltre sono presenti gli accessori.
Il design di Motorola Razr 5G
A primo impatto il device è bello esteticamente e si distingue anche tra i (pochi) dispositivi pieghevoli. In mano conferisce un piacevole senso di solidità. Diversi i materiali utilizzati per la costruzione; troviamo la plastica nel display interno, il vetro per quanto riguarda lo schermo posteriore e il retro del device (entrambi con protezione Corning Gorilla Glass 5), la cornice in alluminio 7000 e acciaio per le cerniere. Nonostante i materiali non proprio delicati, si evince comunque una sorta di fragilità, anche perché non si distingue per un grip importante, seppur non si tratti nemmeno di una saponetta. Piacevole invece sapere della presenza di un rivestimento che rende il device idrorepellente.
Non è uno smartphone particolarmente ergonomico. Chiuso o aperto sarà difficile raggiungere con le dita i tasti di accensione (posizionato sulla sinistra) e il bilanciere del volume (sulla destra). Ancor più difficile, sia aperto, sia chiuso, individuare il sensore di impronte contenuto nel logo della casa alata situato nella parte inferiore posteriore del device, inoltre non è sempre infallibile. Non possiamo però esprimere un giudizio per quanto riguarda la comodità di certi elementi, perché molto probabilmente si è trattato di scelte obbligate dalla particolare costruzione. l look è elegante e sobrio, anche se in alcune parti è riflettente; sarebbe stato piacevole anche una colorazione opaca o satinata. Apprezzabile la coniugazione di Motorola tra tradizione e innovazione. Il device rievoca nell’aspetto e nel nome i Razr di una volta, dispositivi non certamente con display pieghevoli, ma richiudibili: i telefoni startac o a conchiglia, che hanno contribuito nello scrivere la storia di Motorola.
La costruzione
Nonostante il peso di 192 g, Razr 5G è un dispositivo compatto, specialmente quando chiuso. Tuttavia non sarà possibile utilizzarlo con una mano. Da una parte perché riaprire il dispositivo è difficoltoso, serviranno necessariamente due mani, inoltre un’apertura più ostica è stata resa necessaria per salvaguardare il display e la cerniera stessa. Dall’altra perché è un oggetto premium e privo di cover protettive per via della particolare costruzione; con due mani è più sicuro. Secondo il produttore inoltre, le cerniere sono testate per resistere a 200.000 aperture, per un totale di circa 100 aperture al giorno per cinque anni. Non lo utilizzeremo per tutto questo tempo, ma la sensazione è che sia un meccanismo solido e resistente.
La parte inferiore ospita sulla sinistra uno speaker mono che non impressiona per la qualità dell’audio. Forse uno smartphone di questa caratura avrebbe meritato di equipaggiare uno speaker di maggior qualità. Al centro troviamo la Usb Type C, mentre sulla destra lo slot per una Sim o e-Sim. Importante miglioramento, considerando che nella versione precedente si potevano inserire solo le seconde e in Italia non sono molto diffuse. Non è presente l’ingresso per il jack audio, ma nella confezione sono presenti un paio di cuffie in-ear compatibili con l’ingresso Usb Type C, quindi bene così.
I display
Quando chiuso il dispositivo può contare su un display G-Oled da 2,7 pollici con risoluzione da 800 x 600 pixel. Due gli obiettivi del display esterno: limitare il consumo della batteria causato dallo schermo più ampio e limitare l’apertura della cerniera. Si può anche utilizzare qualche app compatibile, come ad esempio le chat, qualche gioco e YouTube, ma anche la calcolatrice e altre app che si possono aggiungere in un secondo momento. Lo schermo è abbastanza ampio per poter scrivere, a patto che le dita non siano grandi. Il display può essere anche usato per sbloccare il device tramite Pin.
Sotto al pannello troviamo una fotocamera principale che può essere utilizzata anche per i selfie quando il device è chiuso, sempre grazie allo schermo che supporta l’app della fotocamera. Fotocamera che per lo sblocco con il viso funziona meglio di quella anteriore, nonostante quest’ultima ne esegua la scansione. Una volta aperto, ci si accorgerà della sfida ingegneristica a cui il team è andato incontro nella progettazione. Lo schermo interno è un pannello P-Oled da 6,2 pollici, interessato dalla presenza di un ingombrante notch in cui sono contenuti una buona capsula auricolare e la fotocamera anteriore. Quando un contenuto è riprodotto a tutto schermo, questa soluzione potrebbe infastidire perché il video non è omogeneo.
I più attenti potranno inoltre notare come lo schermo non sia mai completamente disteso e, scorrendo con le dita, percepiranno questa sensazione non proprio gradevole. Ma è il prezzo da pagare per questo unico form-factor. Bene la luminosità, non elevatissima, ma sufficiente per la visione anche con la luce diretta del sole. Per via della costruzione, le cornici e i bordi sono ampi, e questo restringe un po’ lo schermo. Avremo quindi una particolare risoluzione da 2.142 x 876 pixel. Di default i caratteri e le icone potrebbero apparire ridotti, ma si potranno ingrandire dalle impostazioni. La parte inferiore del display potrebbe risultare difficile da raggiungere con le dita per via dell’ingombrante “mento” tondeggiante, che va a sfiorare la parte superiore del device quando la cerniera si richiude.
Le performance di Motorola Razr 5G
A bordo del Motorola Razr 5G troviamo il collaudato Snapdragon 765G che abbiamo già trovato anche su Motorola Edge. Apprezziamo la scelta perché oltre ad arricchire il Razr della connettività 5G (a dispetto della precedente generazione), consente elevate performance anche senza un processore adeguato ad un top di gamma. La novità è che però si possono avvertire particolari surriscaldamenti nella parte inferiore del device che non abbiamo mai riscontrato su altri dispositivi con lo stesso SoC. Farà impressione sentire le diverse temperature su parte inferiore e superiore. Rispetto alla prima concezione di Razr si assiste ad un aumento di storage e di Ram. Ora la memoria disponibile è di 256 GB, mentre la Ram è di 8 GB.
Un comparto hardware capace di garantire prestazioni di alto livello, anche se in realtà, a parte lo storage, non è certo un dispositivo che verte all’intrattenimento o alla produttività, per via delle particolari caratteristiche. Anche perché l’autonomia è il vero unico grande difetto di Motorola Razr 5G. Nonostante abbia subito un aumento di amperaggio, i 2.800 mAh previsti non sono sufficienti a terminare una giornata completa. Con un utilizzo intenso può essere necessaria più di una carica al giorno, o la necessità di viaggiare con una power bank. Si tratta di un limite piuttosto invalidante per un dispositivo simile, ma come già detto è un oggetto che non ha ambizioni di eccellere in ambito produttivo; è un device da sfoggiare nelle giuste occasioni o da utilizzare con parsimonia.
Il reparto fotografico
Anche il reparto fotografico, nonostante il miglioramento, non spicca per prestazioni. Il device presenta due fotocamere, una principale da 48 Mpixel con sensore Samsung e una anteriore da 20 Mpixel. La prima si comporta abbastanza bene finché la luce è abbondante, diversamente si possono riscontrare riduzioni della qualità e foto mosse nonostante lo stabilizzatore ottico. Di giorno le foto sono abbastanza nitide, con colori vividi e piacevoli. Appena si riduce un po’ la luce, emergono i limiti di un reparto fotografico su cui si poteva fare qualcosa di più.
Non è uno smartphone che si acquista per le sue capacità fotografiche. I sensori sono due, uno principale da 48 Mpixel utilizzabile anche come fotocamera anteriore quando è chiuso il device, e un’effettiva fotocamera anteriore da 20 Mpixel. La fotocamera principale di giorno produrrà immagini gradevoli, con tonalità accese e vivide. Appena la luminosità tende ad essere moderata sorgono i primi problemi; le foto incominciano a perdere di qualità, o a risultare mosse, nonostante la mano stabile e il soggetto fermo. Probabilmente si tratta di un problema software, si può leggermente migliorare la situazione disattivando l’Hdr o giocare con la modalità “Pro”, la quale consente anche il salvataggio di foto in formato Raw e Jpeg contemporaneamente. Avremmo apprezzato qualcosa di più e all’altezza di un top di gamma, ma è anche vero che Motorola non sempre primeggia in ambito fotografico.
Conclusioni
Come già detto, non è un prodotto per tutti, soprattutto per il prezzo di lancio di 1.599 euro, anche se su strada è presente a poco meno. Si tratta di un device bello, predisposto ad ottime performance, ma non è indicato per chi si aspetta un affidabile device per il lavoro o per il gaming. Motorola Razr 5G è una sfida ingegneristica volta ad appagare il gusto estetico di chi può permetterselo e ai nostalgici che non rinunciano ad una buona dose di innovazione. Se lo dovessimo valutare come uno smartphone tradizionale, probabilmente non ci avrebbe soddisfatto, ma valutandolo per quello che vuole essere, ovvero una dimostrazione di forza e di estetica, allora è un device unico e imbattibile.
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