Ogni qualvolta si pubblica qualcosa di qualsiasi tipo, che sia un post, una recensione, un articolo, o una canzone, non ci rendiamo conto che, come ogni qualsiasi azione portiamo a termine, ne spetterà una conseguenza. “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?“, ma qui siamo in una provincia più ristretta. Siamo a Lodi, al ristorante Le Vignole.
La risposta alla presunta recensione
L’11 gennaio 2024, Giovanna Pedretti, titolare del ristorante Le Vignole, pubblica sul profilo Facebook della propria attività una risposta ad una recensione negativa lasciata su quel che sembra il profilo del suo locale su Google. Al quale prontamente risponde, firmandosi. La recensione contestava al locale di averla fatta sedere accanto a dei gay e ad un ragazzo con disabilità. La presenza di queste persone avrebbe messo il cliente a disagio. Nella risposta della Pedretti, un comprensibile ammonimento al cliente. Ben presto il post diventa virale e viene ripreso anche dalla stampa italiana, dai follower, dagli influencer. Qualcuno si pone però qualche domanda. Le incongruenze sono tante, la recensione, che ricorda in troppi particolari un’altra di due anni fa lasciata in un altro ristorante, come ricorda Dissapore, non si trova. Ed ecco il processo al contrario. Ora ad essere messa sotto la lente d’ingrandimento dell’impietoso tribunale social è la stessa Giovanna Pedretti. Che viene trovata morta il 14 gennaio 2024, sulle rive del Lambro.
La recensione è vera o è falsa?
Dire che la recensione pubblicata dal ristorante Le Vignole non sarebbe autentica, non corrisponderebbe al falso. Troppo presto? Sì. Ma è dovere di cronaca. I motivi per cui si può dire questo, sono stati individuati da Lorenzo Biagiarelli e condivise da Selvaggia Lucarelli.
Giovanna Pedretti si è trovata al centro di un’indignazione difficile da gestire e a cui forse non ha retto. Se da un lato il suo post ha cavalcato l’indignazione e il favore di affezionati e da chi si è sentito in qualche modo “protetto” e incluso dal messaggio positivo della ristoratrice, dall’altro lato non ha immaginato che le sue azioni avrebbero portato a delle conseguenze che l’hanno vista imputata in un tribunale social, e da chi delle domande, legittimamente se le è poste. Non è sbagliato farsi delle domande, far emergere la verità. Ma forse dare in pasto ai social certe legittime ipotesi, sì. Il risultato? Senza pensare alle conseguenze, Giovanna Pedretti ha subito quanto avrebbe potuto subire il recensore finto a cui ha risposto. Tanto da ritrovarsi la stessa stampa, che prima ne parlava per sottolineare il suo comportamento positivo, ora a chiederle se la vicenda fosse vera. Anche interrogata da un collega del TG3, la donna si è trovata in visibile difficoltà, incalzata dalle domande del giornalista.
Un goffo tentativo trasformatosi in un boomerang letale
Ma non è questo il punto. Il tentativo goffo è stato quello di voler attirare un po’ l’attenzione e pubblicità, cavalcando l’onda della facile indignazione dei social e del cosiddetto “marketing emozionale”. Una strategia che punta a suscitare emozioni positive nel pubblico per creare un legame più profondo con un marchio o un prodotto e incentivarne l’acquisto. In questo caso, è bastato pubblicare uno screenshot un po’ ritoccato, raccogliere il favore dei clienti più affezionati per far diventare il post diventa virale. Poi finisce su un quotidiano, poi su un altro, finche la medesima non notizia viene copiata e incollata su decine e decine di testate, per poi tornare sui social.

Poi qualcuno ci pensa un attimo e si accorge di alcune incongruenze. Altri le notano, e si indignano ancora di più, perché si sentono usati, manipolati, raggirati. E di nuovo, ancor senza pensare alle conseguenze, si va a contestare il raggiro. E in poco tempo, tutta la vicenda si trasforma in un boomerang. La Sig.ra Pedretti è stata trovata morta sulle rive del Lambro. Difficile credere che il clamore di questi giorni, causato dal goffo tentativo di promuoversi senza il consulto di chi conosce le dinamiche social, non possa essere collegato. Non sarebbe la prima volta che il tribunale social causerebbe una vittima. Il tribunale social è un tribunale anarchico. Non ammette diritto di replica. L’imputato è solo, ma il pubblico ministero è un esercito.



L’aumento delle ricerche solo dopo la morte
Non è stato il Lambro ad uccidere Giovanna Pedretti. Ma l’effetto farfalla, un concetto della teoria del caos, che descrive come piccole variazioni nelle condizioni iniziali di un sistema dinamico possano portare a grandi e imprevedibili cambiamenti nel suo comportamento a lungo termine. Il nome deriva da un esempio metaforico: il battito d’ali di una farfalla in Brasile potrebbe causare o prevenire un tornado in Texas, evidenziando l’interconnessione e la sensibilità ai piccoli eventi in sistemi complessi. Ma qui, non c’è niente di complesso. Basterebbe pensare che ogni azione porta ad una conseguenza. Fabrizio Moro, scrisse la canzone “Pensa“, con cui vinse il Festival di Sanremo nel 2007.
Semplicemente pensa, prima di sparare
Pensa, prima di dire e di giudicare, prova a pensare.
La canzone venne scritta dall’autore dopo aver visto un film sulla vita di Borsellino. Wikipedia dice: “Si tratta di un invito alla riflessione, contro ogni forma di violenza e contro la mafia“. Ma non farebbe male raccogliere l’invito del cantautore e pensare un po’ tutti, prima di fare qualcosa che potrebbe danneggiarci o danneggiare qualcuno. Quasi come in una puntata di Black Mirror, la Pedretti è riuscita a portare interesse al suo ristorante, ma non nel modo in cui avrebbe voluto. A giudicare da Google Trends, ovvero lo strumento di Google utile a capire l’interesse verso un tema o un argomento, la ricerca “pizzeria le vignole” non è stata poi così utilizzata nei giorni della pubblicazione del suo post con la presunta recensione falsa. Segno che è diventata virale, ma che non ha portato reale interesse attorno alla sua attività. Diversamente e amaramente, le ricerche si sono intensificate solo dopo le 21.00 del 14 gennaio. Poco dopo la notizia del ritrovamento del suo corpo sulle rive del Lambro fosse divenuta pubblica.

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