L’8% degli italiani usa un’app per controllare il partner

L’uso della tecnologia nelle relazioni di coppia ha rimodellato il concetto di fiducia e condivisione, ma ha anche sollevato interrogativi sulla privacy e sul controllo. Secondo una ricerca di Kaspersky, in Italia il 31% delle persone teme che il proprio partner possa violare la sua privacy digitale. La linea tra attenzione e sorveglianza è sottile e il rischio che comportamenti apparentemente premurosi si trasformino in dinamiche di controllo è concreto. Monitorare la posizione del partner senza consenso, richiedere accesso agli account personali o manipolare le conversazioni sono segnali di allarme che non vanno sottovalutati.

La condivisione delle password

Uno degli aspetti più delicati riguarda la condivisione delle password. Se in alcuni casi può essere una scelta volontaria per comodità, quando diventa un’imposizione assume una connotazione invasiva. Un partner che insiste per avere accesso ai dispositivi con il pretesto della trasparenza sta oltrepassando un confine importante. Il rispetto della privacy individuale è essenziale per una relazione sana, mentre la richiesta di accesso come prova di lealtà può nascondere dinamiche di controllo. Anche la condivisione della posizione può trasformarsi in uno strumento di sorveglianza. Se utilizzata in modo consensuale per motivi pratici o di sicurezza, può rafforzare la fiducia, ma quando diventa un obbligo o avviene all’insaputa di uno dei partner, sfocia in una violazione della privacy. Strumenti come GPS, AirTag e stalkerware possono essere utilizzati per tracciare gli spostamenti senza il consenso della persona coinvolta, generando un clima di costante monitoraggio e ansia.

Un altro segnale di manipolazione è il cosiddetto gaslighting digitale, una forma di abuso psicologico in cui un partner distorce la realtà per far dubitare l’altro delle proprie percezioni. Cancellare messaggi, negare conversazioni avvenute o alterare screenshot sono strategie che minano la sicurezza emotiva della vittima e rendono difficile riconoscere il confine tra realtà e manipolazione. Il controllo digitale si manifesta anche attraverso l’uso improprio di strumenti di sicurezza. Se da un lato proteggere i propri dati e dispositivi è fondamentale, dall’altro alcuni partner potrebbero sfruttare la fiducia per accedere agli account personali o installare software di monitoraggio con la scusa di garantire sicurezza. In Italia, l’8% degli intervistati ha ammesso di aver installato uno stalkerware sul telefono del partner, un dato che evidenzia quanto il controllo digitale possa insinuarsi nelle relazioni.

Le relazioni basate sul rispetto e sulla fiducia non richiedono compromessi sulla privacy. La tecnologia dovrebbe essere un mezzo per rafforzare il legame, non uno strumento di controllo. Imparare a riconoscere i segnali di abuso digitale è fondamentale per proteggere la propria libertà e sicurezza, distinguendo tra un interesse genuino e un comportamento invasivo.

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