Bitcoin mining, record storico nel primo semestre 2025: incassati 7,86 miliardi di dollari

Nonostante il 2025 si sia aperto con uno scenario incerto per il comparto delle criptovalute – tra oscillazioni di prezzo, calo dell’attività di rete e pressioni normative – il mining di Bitcoin ha registrato un risultato sorprendente. Secondo i dati raccolti da CryptoPresales.com, nel primo semestre dell’anno i miner hanno generato 7,86 miliardi di dollari di ricavi, la cifra più alta mai registrata nella prima metà di un anno nella storia del mercato.

Il risultato arriva a smentire le aspettative di un’annata in flessione, dimostrando la resilienza dell’ecosistema Bitcoin anche in condizioni di mercato non favorevoli. In particolare, il mese di maggio si è rivelato determinante: 1,5 miliardi di dollari di entrate hanno reso questo periodo il quinto mese più redditizio di sempre per i miner.

Dalla crisi del Q1 al rimbalzo del Q2

L’inizio dell’anno è stato complicato. Nel primo trimestre, i ricavi sono crollati a 3,86 miliardi di dollari, segnando un calo di 900 milioni rispetto allo stesso periodo del 2024. La flessione ha riportato i profitti a livelli simili al 2022, con un calo del 17% su base annua. Le cause sono riconducibili a una combinazione di prezzi deboli e riduzione dell’attività sulla rete, con conseguente contrazione delle commissioni di transazione – principale fonte di entrata secondaria per i miner.

Ma la tendenza si è invertita nel secondo trimestre. L’aumento dell’attività on-chain, dovuto anche al maggiore utilizzo di strumenti come Ordinals e soluzioni Layer 2, ha creato congestione sulla rete Bitcoin, facendo impennare le fee. Questo, unito a una ripresa del prezzo di BTC in maggio, ha permesso ai miner di generare 4,05 miliardi di dollari nel solo Q2, riportando l’intero semestre su valori record e superando i precedenti massimi del 2024 (7,71 miliardi) e del 2021 (7,34 miliardi).

Il paradosso in Borsa: ricavi alti, titoli ancora deboli

Nonostante il boom nei ricavi, le azioni delle principali aziende di mining restano in difficoltà. Dopo un crollo significativo in aprile, la capitalizzazione aggregata delle cinque maggiori società del settore – Marathon Digital Holdings, Riot Blockchain, Core Scientific, Iris Energy e CleanSpark – è scesa a 11,64 miliardi di dollari, in calo del 44% rispetto a gennaio. Solo nelle ultime settimane si è registrata una ripresa, con una capitalizzazione che ha raggiunto i 23,2 miliardi, appena il 9% sopra i livelli di inizio anno.

La performance migliore è quella di Iris Energy, in crescita del 72% da gennaio, ora valutata 4,2 miliardi di dollari. Seguono CleanSpark con un +16% e Marathon, il più grande del gruppo per capitalizzazione, che si mantiene stabile con un modesto +2,5%. Più critiche le situazioni di Riot Blockchain e Core Scientific, in calo rispettivamente del 3,6% e dell’1,4%.

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