Apple e quel disturbante spot del Watch 7

Era giunto il momento che qualcuno lo facesse.
E cioè parlare del gioviale e per niente drammatico spot della Apple, in cui illustra, in una maniera per niente angosciante, come Apple Watch Serie 7 potrebbe salvarti la vita se dovessi infortunarti in luoghi facilmente accessibili come il Rio delle Amazzoni, tanto che anziché il luogo vengono riferiti ai soccorritori longitudine e latitudine.

Apple è sempre stata maestra nei suoi spot nel corso degli anni. Anche nelle presentazioni, non si è mai lasciata andare a noiose e boriose elencazioni delle caratteristiche tecniche dei propri dispositivi, quanto più all’esperienza e alle emozioni che questi possono conferire.

Qui però non si parla di emozioni positive. Qui si parla di paura. La più angosciante, la più ansiogena. Quella paura che tutti almeno una o più volte nella vita abbiamo provato. Ovvero la paura di farsi male, anche seriamente e non poter chiedere aiuto. La paura di morire. Lo spot striscia come una diabolica serpe nel profondo di chi guarda, ma al posto di una mela, propone un orologio. E al posto di indurre in tentazione, induce in uno stato d’ansia. Non si cerca di persuadere il consumatore a comprare un oggetto perché ne ha o potrebbe averne bisogno. O meglio, potrebbe anche averne bisogno, perché senza potrebbe non avere salva la vita. A tanto si era spinta solo il Telesalvalavita Beghelli negli anni ’90, in uno spot parimenti drammatico e ansiogeno.

Le reazioni sullo spot del Watch 7 sono piuttosto coerenti a qualsiasi latitudine e longitudine, come si evince da alcuni tweet. Qualcun altro si domanda se è una pubblicità geniale oppure sleale. Altri dicono che è uno spot perfetto. Forse lo spot di Apple è tutto questo. Una cosa però è certa. L’ansia non è uguale per tutti. C’è chi guarda lo spot e ride, c’è chi inizialmente non ci fa caso, chi rimane scosso e chi ancora ne rimane turbato.

In un periodo in cui una pandemia imperversa tanto da trasformare una cosa naturale come uscire di casa per divertimento o per lavoro in un atto di fede o in un gesto coraggioso, utilizzare uno spot che fa leva sulla paura di uscire e farsi male senza poter chiedere aiuto, può essere uno spot efficace, sì. Ma anche subdolo.

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.