Apple sotto accusa: una class action punta il dito contro le truffe crypto su App Store

Apple è finita al centro di una nuova proposta di class action depositata presso la Corte Distrettuale del Nord della California, con accuse pesanti: secondo i querelanti, l’azienda avrebbe ingannato gli utenti sulla sicurezza del proprio App Store, favorendo involontariamente la diffusione di app-truffa legate a schemi crypto noti come “pig butchering”.

Una truffa da miliardi

Il ricorso, depositato il 12 giugno dagli studi legali Blood Hurst & O’Reardon (San Diego) e Barnow and Associates (Chicago), afferma che Apple non ha adeguatamente filtrato le app fraudolente pubblicate sul proprio store digitale, consentendo la diffusione di piattaforme di trading fasulle create per indurre gli utenti a depositare fondi – sia in valuta fiat sia in criptovalute – che venivano poi sottratti da cybercriminali.

Secondo il testo della denuncia, le app in questione promettevano rendimenti elevati tramite false attività di investimento, spingendo progressivamente le vittime a versare somme sempre maggiori. In realtà, nessuna operazione di trading veniva eseguita e il denaro scompariva. Il riferimento ai “pig butchering scams” richiama una delle truffe online più sofisticate degli ultimi anni: il truffatore “alimenta” lentamente la fiducia della vittima (il “maiale”), fino a “macellarla” con una perdita devastante.

La vicenda di Danyell Shin

La querelante principale è Danyell Shin, cittadina dell’Illinois, che afferma di aver perso oltre 80.000 dollari dopo aver scaricato nel settembre 2024 l’app Swiftcrypt, presentata come piattaforma di trading. Dopo aver investito tale somma, il saldo apparente era salito a 421.000 dollari, ma a gennaio 2025 l’app ha improvvisamente congelato i fondi. Poco dopo, l’intera cifra è sparita. La denuncia accusa Apple di violazione della Unfair Competition Law e del Consumers Legal Remedies Act della California, sottolineando la responsabilità della società nel non aver rimosso tempestivamente app che violano le proprie linee guida per gli sviluppatori.

La risposta di Apple

Apple, attraverso un portavoce, ha respinto le accuse: “Abbiamo creato l’App Store per offrire un ambiente sicuro e affidabile. Lavoriamo costantemente per combattere le frodi e prevenire la distribuzione di software rischioso”.

L’azienda di Cupertino ha sottolineato che, solo nel 2024, ha bloccato oltre 2 miliardi di dollari in transazioni fraudolente e terminato più di 146.000 account sviluppatore per sospette attività fraudolente.

Un contesto in crescita

La class action si inserisce in un quadro allarmante. Secondo il rapporto annuale dell’FBI sull’Internet Crime, nel solo 2024 le truffe online legate alle criptovalute hanno provocato perdite per oltre 9,3 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Le piattaforme mobili rappresentano uno dei vettori principali di attacco. La causa è stata assegnata al magistrato Nathanael M. Cousins, ma al momento Apple non ha ancora nominato un avvocato per la difesa. I querelanti chiedono danni economici, misure cautelari e restituzioni, nel tentativo di stabilire una maggiore responsabilità delle piattaforme digitali nella prevenzione delle frodi.

Un precedente potenzialmente rilevante

Se la causa dovesse avanzare, potrebbe aprire la strada a nuove regole per la responsabilità delle piattaforme nei confronti delle app che ospitano. La controversia solleva interrogativi non solo su come vengano condotti i controlli sugli store digitali, ma anche sul confine tra ospitalità neutrale e corresponsabilità nelle truffe. La battaglia legale è appena iniziata, ma il suo esito potrebbe ridisegnare il concetto di fiducia tra utenti e grandi piattaforme tech.

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