Pensavamo di aver sofferto abbastanza. Certo, due anni di pandemia, la possibile esplosione della terza guerra mondiale sponsored by Vladimir Putin che una mattina è sceso dal letto col carro armato sbagliato, i pedestri versi d’amore di Tommaso Paradiso che hanno falcidiato le strade delle principali italiane per promuovere il suo primo disco solista, Space Cowboy, che alla fine hanno ascoltato in tre. E invece, non avevamo ancora visto niente: ecco spuntare la gigantesca scritta “Ti amo ancora” in piazza San Carlo a Torino, realizzata coi gessetti che fanno tanto naïf. Nessuno ha ipotizzato, nemmeno per un secondo, che potesse essere stata vergata nel folle tentativo di riconquistare un amore perduto. Appena la foto ha fatto capolino online (diventando subito più virale e memabile dello schiaffo di Will Smith agli Oscar), è partito il toto-brand: qualcuno dice che ci ama ancora? Bene, cos’è che vuol farci comprare a sto giro? Guerrilla marketing killed the love star.
Per chi fosse appena atterrato dopo una scampagnata Space X su Marte, i fatti: la scritta XXL “Ti amo ancora” è comparsa nella mattina del 29 marzo in quel di Torino, giganteggiando su tutta Piazza San Carlo. Visto che non c’era proprio altro a cui pensare, tutte le testate online, in cosplay da Basil l’Investigatopo, hanno cominciato a riportare la notizia, cercando poi di risalire al responsabile del gesto. Gesto che qualcuno riteneva eroicamente romantico, mentre altri trovavano frutto di puro vandalismo. Nel frattempo, il Comune del capoluogo piemontese sosteneva di non saperne niente.
Tra altisonanti pareri sulla liceità dell’atto in sé, favorevoli e contrari sono scesi, questa volta virtualmente, in piazza ed è iniziata la bagarre di rito. Associazioni culturali hanno preso parola per precisare, “visto che ce lo state chiedendo in tantissimi” che no, non avevano avuto l’idea di gessettar nottetempo il pubblico suolo sabaudo e, grazie a questa opportunissima smentita, si ritrovavano citate da pressoché chiunque online: “Ah, non sono stati loro!”. Ma “loro” chi? Boh, andiamo avanti.
E andando avanti la situazione peggiora, con una banca che sfrutta l’occasione per diramare nota e video social che suonavano più o meno così: “Anche se tutti i nostri clienti ci amano, non c’entriamo niente con questa scritta. Curiosamente, non è dedicata a noi anche se una delle nostre filiali è proprio in quella piazza”. Una pubblicità, aggratis, di questo tipo, è un’occasione talmente ghiotta che un po’ tutti hanno cercato di salire sul “carlo” dei vincitori perché, bene o male, l’importante è che si ami.
In serata, la confessione: gli Eugenio in via di Gioia, band torinese, hanno svelato il mistero: loro gli autori della scritta. Dedicata alla salvaguardia del nostro bel pianeta tutto. Citiamo da Instagram: “Ti amo ancora. Una dichiarazione d’amore sincera. Una presa di coscienza proattiva verso una Terra che va curata. Verso un mondo economico, sociale e ambientale che va rivoluzionato”. Se lallero.
Posto che le istanze espresse siano oggettivamente valide e condivisibili, oltre al potpourri di gente, elencata fin qui, che ci ha mangiato sopra nel corso della giornata, siamo certi che il clima sia la preoccupazione principale della band, come di qualsiasi altro gruppo musicale praticamente fermo da due anni per via delle restrizioni dovute al Covid-19. Guarda caso, giusto ieri l’altro i ragazzi, artistico copiaeincolla dei Pinguini Tattici Nucleari a loro volta figli di uno Stato Sociale minore, avevano annunciato le date del tour con cui, finalmente (per loro), torneranno a suonare live in giro per il nostro bel Paese. E ce ne compiacciamo.
Al tempo stesso, troviamo tristanzuolo che una (più che legittima) mossa promozionale venga imbellettata da eroico atto per il risveglio della coscienza collettiva, maldestramente spiegata da un “L’ho fatto per il clima”. Come se la musica, e di questi tempi, qualsiasi altro settore in effetti, non basti più a vendere se stessa: no, bisogna scomodare le balene, i granchi zoppi del Madagascar, la tragedia delle formiche rosse in esaurimento nervoso a Camaldoli centro.
Se, citando Boris, i toscani hanno devastato questo Paese, il marketing ne ha ucciso la Poesia. Una dedica d’amore vale 20 euro e 70 centesimi + prevendita. Quando pigerete su “Acquista”, un muflone dell’Irlanda del Sud sconfiggerà automaticamente la propria battaglia contro la psoriasi a chiazze, le nutrie della Martesana si uniranno in pirotecnica coreografia a formare la gigantesca scritta “Grazie” senza gessetti, il pianeta Terra, finalmente, terminerà la propria folle corsa verso l’apocalisse climatica. Tutto grazie a quel vostro specifico tap. Tanto bastava a salvare il mondo. Chi ce lo doveva dire…
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