Nell’ultima settimana in Myanmar si è consumato un colpo di Stato messo in moto dalla giunta militare, che ha portato all’arresto della leader Aung San Suu Kyi. A distanza di pochi giorni, i militari hanno ordinato ai provider l’oscuramento dei social network, tra cui Facebook, Instagram, WhatsApp e Twitter. Un po’ per contenere il dissenso, un po’ per evitare che si verifichi quanto accaduto una decina di anni fa con le primavere Arabe, quando i social risultarono determinati per organizzare le proteste.
Difatti per la Birmania stanno avendo luogo diverse proteste, con i cittadini che hanno fatto loro il simbolo delle tre dita alzate al cielo, prese in prestito dalla saga di “The Hunger Games”. Molti civili ma anche diversi medici, provenienti da decine di città di altrettanti ospedali, per indire uno sciopero di protesta contro il golpe, avvenuto nel mezzo di una pandemia.
Sia Twitter sia Facebook hanno diramato delle note inoltrate alla redazione di The Verge, in cui vengono sollecitati i militari di rendere nuovamente accessibili i social network. “In un periodo critico, i cittadini birmani hanno bisogno di accedere ad informazioni importanti e avere la possibilità di comunicare con i propri cari”, ha dichiarato un portavoce di Facebook al giornale online statunitense.
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