I social media rappresentano oggi una parte fondamentale della vita quotidiana di miliardi di persone in tutto il mondo, ma il loro utilizzo ha un impatto ambientale significativo, spesso sottovalutato. Secondo uno studio approfondito condotto da Greenly, ogni azione compiuta su piattaforme come Instagram, TikTok o YouTube genera emissioni di CO2, principalmente a causa dell’energia richiesta dai data center e dai server.
I provider di social media sono carbon neutral?
Molti provider di social media dichiarano di perseguire obiettivi di neutralità carbonica entro determinate scadenze. Tuttavia, Greenly ritiene queste affermazioni discutibili, sottolineando che nessuna azienda ha realmente raggiunto una completa neutralità o un obiettivo Net Zero. Meta, proprietaria di Facebook, WhatsApp, Instagram e Threads, ha fatto investimenti importanti in energie rinnovabili e efficienza operativa. Tra il 2017 e il 2023, l’azienda ha contratto 11.700 MW in energie rinnovabili, riducendo le emissioni operative del 94% e realizzando 98 progetti di energia pulita. Tuttavia, Greenly contesta l’affermazione secondo cui Meta abbia raggiunto la neutralità carbonica nelle sue operazioni globali nel 2020.
La sfida principale rimane la riduzione delle emissioni Scope 3, con l’obiettivo dichiarato di neutralità lungo l’intera catena del valore entro il 2030. L’espansione in aree ad alta intensità energetica, come l’AI e il metaverso, potrebbe però aumentare la sua impronta carbonica.
X (Twitter): incertezza post-acquisizione
Prima dell’acquisizione da parte di Elon Musk, Twitter aveva obiettivi ambiziosi per ridurre l’impatto ambientale. Tuttavia, il rebranding in X e la mancanza di aggiornamenti sulle strategie di sostenibilità hanno sollevato dubbi sul futuro. Con un’impronta stimata di 8.200 tonnellate di CO2 nel 2022, X necessita di maggiore trasparenza per rimanere competitivo rispetto agli altri colossi tecnologici.
TikTok: una sfida su larga scala
TikTok, con 1,1 miliardi di utenti attivi, ha un’impronta ambientale stimata di 53,71 milioni di tonnellate di CO2e all’anno. Pur puntando alla neutralità carbonica entro il 2030 e investendo in data center alimentati da energie rinnovabili, l’elevato consumo energetico derivante dalla sua natura video-centrica rappresenta una sfida unica.
Snap Inc.: verso un’impronta negativa
Snapchat si distingue per un approccio ambizioso: raggiungere un’impronta carbonica netta negativa entro il 2030. L’azienda utilizza energia rinnovabile al 100% per i suoi uffici e investe in progetti di riforestazione e cattura del carbonio. Tuttavia, l’espansione delle funzionalità di realtà aumentata potrebbe comportare un aumento della domanda energetica.
YouTube: gestione intelligente delle emissioni
YouTube, parte di Google, beneficia delle iniziative di sostenibilità della casa madre, come il computing intelligente alimentato da energie rinnovabili. L’impronta di Google è stata di 14,3 milioni di tonnellate di CO2e nel 2023, con l’obiettivo di operare al 100% con energia carbon-free entro il 2030.
Il ruolo degli utenti nella riduzione dell’impatto ambientale
L’impatto ambientale dei social media non dipende solo dalle aziende, ma anche dal comportamento degli utenti. Greenly suggerisce alcune azioni per ridurre la propria impronta di carbonio:
- Limitare il tempo trascorso su piattaforme video-centriche come TikTok e YouTube.
- Usare smartphone anziché laptop per accedere ai social.
- Favorire piattaforme basate su testo o immagini, come X e Threads.
Secondo Alexis Normand, CEO di Greenly, “I data center consumano enormi quantità di energia, e generano una significativa forma di inquinamento invisibile. Tuttavia, sia le aziende sia gli utenti possono contribuire a costruire un ecosistema digitale sostenibile”.
Leave a Reply