Google ha licenziato 28 dipendenti coinvolti in una manifestazione, alimentando ulteriori discussioni sulla libertà di espressione e le politiche interne dell’azienda. Questo evento segue la protesta iniziale, di alcuni giorni fa, durante la quale i dipendenti si erano espressi contro il Progetto Nimbus e le conseguenze che questo potrebbe avere sulle comunità palestinesi.
Durante la conferenza MindTheTech a New York, un ingegnere di Google Cloud ha interrotto l’intervento del direttore di Google Israel, Barak Regev, protestando contro la partecipazione dell’azienda nel progetto. L’ingegnere aveva esclamato: “Rifiuto di costruire tecnologie che alimentano un genocidio!” Questa azione ha portato alla sua immediata espulsione dalla conferenza e, successivamente, al suo licenziamento.
In risposta, Google ha sottolineato che tali comportamenti interrompono gli eventi ufficiali dell’azienda e violano le politiche interne, giustificando così i licenziamenti. Tuttavia, questo ha sollevato questioni più ampie riguardo al bilanciamento tra diritti dei lavoratori e norme aziendali, specialmente in un periodo in cui la compagnia sta affrontando diverse sfide, tra cui una nuova ondata di licenziamenti che ha interessato circa 1.000 dipendenti.
Questi eventi pongono Google sotto i riflettori, non solo per le sue decisioni in termini di gestione delle risorse umane, ma anche per il suo ruolo nel contesto tecnologico e sociale globale, sollevando interrogativi sul futuro della libertà di espressione all’interno delle grandi corporazioni tecnologiche.
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