Numerosi dipendenti di Google hanno partecipato a proteste contro il contratto da 1,2 miliardi di dollari noto come Project Nimbus, che prevede la fornitura di servizi di cloud computing e intelligenza artificiale al governo e all’esercito israeliani. Non è la prima volta che accade. Manifestazioni si sono svolte principalmente a San Francisco, New York e Seattle a settembre 2022. Come all’epoca, i lavoratori hanno espresso preoccupazioni riguardo l’uso potenziale di queste tecnologie in operazioni militari e di sorveglianza, che ritengono possano violare i diritti umani palestinesi. Questa volta, ad essere occupati, gli uffici di Sunnyvale, in California, e un altro a New York City.
Le proteste, sostenute da organizzazioni come No Tech For Apartheid e Jewish Diaspora in Tech, mettono in luce il disagio crescente tra i dipendenti di Google riguardo alle implicazioni etiche dei loro lavori e l’uso delle tecnologie sviluppate. I manifestanti hanno portato avanti la loro causa con slogan e cartelli, evidenziando come il coinvolgimento di Google in tali progetti sia in contrasto con i principi etici promossi dall’azienda. Nonostante le dichiarazioni ufficiali di Google che il contratto non include lavori militari sensibili o classificati, la mancanza di trasparenza e i potenziali rischi associati all’uso delle tecnologie hanno continuato a sollevare preoccupazioni significative. Nella protesta di queste ore, i manifestanti della sede californiana hanno promesso di rimanere fino a quando Google non risolverà il suo contratto da 1,2 miliardi di dollari con Amazon.
Cos’è il Progetto Nimbus
Il Progetto Nimbus è un contratto da 1,2 miliardi di dollari tra Google, Amazon e il governo israeliano, annunciato per la prima volta nel 2021. Questo progetto coinvolge la creazione di una versione sicura del Google Cloud ospitata su suolo israeliano. Questa infrastruttura di cloud computing è destinata a sostenere vari ministeri del governo israeliano, come quelli delle finanze, della sanità, dei trasporti e dell’istruzione, fornendo servizi di analisi di grandi dati, addestramento AI, hosting di database e altri tipi di calcolo potente.
Nonostante le assicurazioni di Google che il lavoro del Nimbus non sia rivolto a carichi di lavoro militari sensibili o classificati, ci sono preoccupazioni riguardo alla possibilità che questa tecnologia venga usata in modi che potrebbero violare i diritti umani, come la sorveglianza, l’identificazione facciale, la categorizzazione automatica delle immagini e il tracciamento di oggetti. Queste capacità potrebbero teoricamente essere utilizzate per fini militari o di sorveglianza, anche se Google afferma che tutti i clienti del suo cloud devono attenersi ai termini di servizio che proibiscono l’uso dei servizi per violare i diritti legali di altri o per impegnarsi in violenze.
Chi sono i gruppi che protestano
No Tech For Apartheid è una campagna di attivismo che mira a sensibilizzare e protestare contro il coinvolgimento delle aziende tecnologiche in contratti che gli attivisti considerano complicità nell’apartheid o in altre violazioni dei diritti umani. Jewish Diaspora in Tech è un gruppo formato da dipendenti ebrei di aziende tecnologiche che si oppongono alle politiche e azioni del governo israeliano, in particolare quelle percepite come oppressive nei confronti dei Palestinesi. Il gruppo fornisce una piattaforma per i dipendenti ebrei e di altre origini per esprimere le loro preoccupazioni e critiche verso le pratiche aziendali che ritengono siano in conflitto con i valori etici e umanitari.
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