Meta, la società madre di Facebook, ha annunciato un cambiamento radicale nella sua politica di gestione della disinformazione online. Dal 2016 l’azienda si è avvalsa di un programma di fact-checking affidato a organizzazioni indipendenti, ma ora intende abbandonarlo in favore di un approccio basato su note generate dagli utenti, simile al sistema delle “community notes” di X (precedentemente Twitter). Questa decisione ha sollevato preoccupazioni tra gli esperti di comunicazione e disinformazione, che ne analizzano le possibili implicazioni.
Il valore del fact-checking
La ricerca scientifica conferma che il fact-checking può ridurre in modo significativo la diffusione di informazioni false. Uno studio del 2019, condotto su oltre 20.000 persone, ha rilevato che il fact-checking ha un’influenza positiva nel correggere le credenze politiche errate. Tuttavia, l’efficacia diminuisce quando le questioni diventano polarizzate, come nel caso della Brexit o delle elezioni negli Stati Uniti. La resistenza di chi aderisce a una posizione politica rende difficile cambiare opinioni già formate. Nonostante queste limitazioni, il fact-checking ha effetti positivi indiretti. Su Facebook, ad esempio, i post giudicati falsi vengono etichettati con un avviso e mostrati a un numero ridotto di utenti. Questo sistema riduce la probabilità che tali contenuti vengano condivisi, contribuendo a contenere la disinformazione.
La controversia sul bias politico
Meta ha giustificato il cambiamento sostenendo che i fact-checker possano essere influenzati dai loro pregiudizi personali. Alcuni ricercatori concordano sul fatto che la disinformazione di destra venga segnalata più frequentemente rispetto a quella di sinistra. Tuttavia, ciò sembra riflettere una maggiore diffusione di contenuti di bassa qualità tra gli utenti conservatori, come evidenziato da studi recenti.
Crowdsourcing come alternativa
Mark Zuckerberg ha proposto un sistema di correzione basato sul crowdsourcing, simile a quello utilizzato da X. Tuttavia, l’efficacia di questo approccio dipende dalla sua implementazione. Studi suggeriscono che, su X, le community notes vengono spesso aggiunte troppo tardi per contrastare l’impatto della disinformazione. Anche se il crowdsourcing può essere utile, potrebbe non garantire la stessa affidabilità del fact-checking indipendente.
Implicazioni future
La decisione di Meta potrebbe rendere più difficile contrastare la disinformazione online, specialmente in un contesto sempre più polarizzato. Sebbene i sistemi di correzione partecipativa abbiano potenziale, abbandonare il fact-checking senza un’alternativa altrettanto robusta potrebbe aggravare il problema. Gli esperti sottolineano che la lotta alla disinformazione richiede un impegno costante e strategie ben studiate per proteggere l’integrità delle informazioni online.
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