Scam City, dalla schiavitù informatica alla “libertà”: il dramma infinito

Negli ultimi anni, il Sud-Est asiatico è stato teatro di un fenomeno inquietante: la proliferazione delle “Scam City”, città della truffa, dove organizzazioni criminali gestiscono operazioni di frode online su vasta scala. Questi centri operativi, spesso situati in zone remote, sfruttano la vulnerabilità economica e sociale di migliaia di individui, trasformandoli in strumenti inconsapevoli di inganni digitali.​

L’origine delle Scam City

Le Scam City hanno radici profonde che risalgono agli anni ’90, quando nelle regioni di confine del Sud-Est asiatico iniziarono a proliferare casinò e zone economiche speciali con regolamentazioni lassiste. Questi luoghi, inizialmente destinati al turismo e al gioco d’azzardo, si sono progressivamente trasformati in basi operative per attività illecite. La mancanza di controllo governativo e la corruzione dilagante hanno favorito l’insediamento di gruppi criminali organizzati, tra cui le triadi cinesi, che hanno sfruttato queste aree per espandere le loro operazioni illegali. ​

Le tecniche di truffa utilizzate

All’interno di queste città, le organizzazioni criminali hanno sviluppato metodi sofisticati per ingannare le vittime. Uno dei più noti è il “pig butchering”, una tecnica in cui i truffatori instaurano relazioni online con le vittime, spesso attraverso piattaforme di incontri o social media, per poi convincerle a investire in falsi schemi finanziari, come criptovalute inesistenti. Questa strategia mira a “ingrassare” la vittima con promesse di alti rendimenti, per poi “macellarla” sottraendole ingenti somme di denaro.

Il reclutamento e lo sfruttamento delle vittime

Le organizzazioni criminali reclutano personale con la promessa di lavori ben remunerati nel settore tecnologico o del servizio clienti. Tuttavia, una volta arrivati sul posto, i lavoratori si trovano intrappolati in condizioni di schiavitù moderna, costretti a lavorare per ore interminabili sotto la minaccia di violenze fisiche e psicologiche. I loro documenti vengono confiscati, in modo da rendere impossibile la fuga. Le vittime provengono da diversi Paesi, inclusi Filippine, Indonesia, Malesia e persino nazioni africane, attirate dalla promessa di un futuro migliore. ​

Le operazioni di salvataggio e il ritorno a casa

La crescente consapevolezza internazionale riguardo a queste attività ha portato a operazioni di salvataggio su larga scala. Ad esempio, in Myanmar, le autorità hanno recentemente liberato oltre 7.000 persone da questi centri di truffa. Tuttavia, le vittime si trovano ora in strutture sovraffollate vicino al confine con la Thailandia, senza cure mediche adeguate e con scarse risorse alimentari. Molti detenuti sono malati e condividono condizioni igieniche precarie, in attesa che i loro Paesi d’origine intervengano per il rimpatrio. ​

La necessità di una cooperazione internazionale

La complessità e la portata transnazionale delle Scam City richiedono una cooperazione internazionale più efficace. Le Nazioni Unite stimano che centinaia di migliaia di persone siano state trafficate in questi centri per generare entrate illecite che ammontano a miliardi di dollari all’anno. In risposta a questa crisi, diversi Paesi hanno intensificato gli sforzi per smantellare tali operazioni. Ad esempio, la Thailandia e la Cina hanno concordato di collaborare nella lotta contro le reti di call center illegali situate al confine thailandese con Myanmar e Cambogia, spesso gestite da lavoratori trafficati coinvolti in truffe telefoniche e online. È stato istituito un centro di coordinamento a Bangkok, con l’obiettivo di affrontare le operazioni di truffa basate principalmente a Myawaddy, in Myanmar, e lungo il confine cambogiano. ​ Inoltre, le autorità del Laos hanno ordinato la chiusura di centinaia di fabbriche di truffe online nella Zona Economica Speciale del Triangolo d’Oro, nota per attività illecite come il traffico di esseri umani e il riciclaggio di denaro. Questa decisione è stata influenzata dalle preoccupazioni della Cina riguardo alle truffe che colpiscono i suoi cittadini. Operazioni congiunte tra Laos e Cina hanno portato alla deportazione di oltre 1.300 truffatori, sebbene molti fossero solo impiegati di basso livello. ​

Aiutaci a crescere: lasciaci un like :)

Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.