Una recente ricerca svela che il pubblico reagisce negativamente alle opere artistiche etichettate come generate dall'intelligenza artificiale (IA), anche quando sono in realtà create da esseri umani. Questo riflette un pregiudizio innato verso l'arte percepita come "macchinosa".
Nel contesto di crescenti preoccupazioni sull’impatto dell’intelligenza artificiale nei settori creativi, uno studio ha esplorato come le persone valutano il contenuto artistico in base alla percezione del suo autore. Lo studio, guidato da Haoran Chu, professore di relazioni pubbliche, ha scoperto che l’etichetta associata a un’opera influenza significativamente il grado di coinvolgimento del pubblico.
L’esperimento: IA contro creatività umana
La ricerca, pubblicata il 13 settembre nel Journal of Communication, ha confrontato due versioni di racconti narrativi, uno scritto da un autore umano e uno generato da ChatGPT. Per complicare l’esperimento, gli autori dello studio hanno scambiato le etichette: alcune persone hanno letto racconti umani etichettati come generati dall’IA, mentre altre hanno letto l’opposto. Secondo Chu, i partecipanti si sono mostrati meno coinvolti nelle storie che credevano fossero scritte da un’intelligenza artificiale, indipendentemente dalla loro vera origine. “Abbiamo osservato una tendenza chiara: quando i lettori pensavano che il testo fosse creato da un’IA, erano meno immersi nella narrazione e più critici verso il contenuto”, ha spiegato Chu.
Narrazione e immersione: il divario tra umano e IA
Lo studio ha esaminato in particolare due aspetti delle storie: la capacità persuasiva e il grado di trasporto del lettore. Sebbene entrambe le tipologie di racconti si siano dimostrate efficaci nel persuadere il pubblico, le storie umane si sono distinte per la loro capacità di “trasportare” il lettore. Questa immersione narrativa, descritta come quella sensazione di dimenticare l’ambiente circostante mentre si legge, è risultata meno evidente nei racconti percepiti come creati da IA. Quando un’opera è percepita come generata da una macchina, le persone sembrano sentirne la mancanza di una componente essenziale: l’umanità intrinseca che rende l’arte autentica. Questo spiega perché il pubblico tende a diffidare dell’IA come strumento creativo per la produzione di contenuti emozionali.
Il ruolo futuro dell’IA nell’arte
Nonostante i progressi dell’intelligenza artificiale, che eccelle nella coerenza e nella logica, resta evidente che le storie umane mantengono un vantaggio nell’evocare emozioni e nel creare connessioni profonde con il pubblico. Chu suggerisce che, in futuro, l’IA sarà probabilmente utilizzata per generare testi più tecnici o informativi, lasciando alla creatività umana il compito di rappresentare esperienze uniche e personali. Questo studio sottolinea una verità importante: il pubblico riconosce e valorizza l’elemento umano nell’arte. Sebbene l’intelligenza artificiale abbia un ruolo sempre più rilevante, è improbabile che possa sostituire del tutto il tocco unico di un creatore umano.
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