Covid & Green Pass, l’odissea di chi è guarito e non riceve il certificato di guarigione

Con il Regno Unito che sta via via eliminando le restrizioni e altri Paesi che stanno prendendo in considerazione di emularla, in Italia si sta assistendo ad una lenta ma costante diminuzione di casi. Il Generale Figliuolo, recentemente, ha riferito che siamo in prossimità del plateau della variante Omicron, con i dati del Sole 24 Ore che indicano una diminuzione dei casi del 6,8% rispetto alla settimana scorsa, pur registrando 352 morti (dati del 24 gennaio). Per ora in Italia non è stata ancora presa in considerazione l’idea di allentare le misure di sicurezza, in piena campagna vaccinale con dose booster per gli adulti e prima dose per i più piccoli. Tuttavia il sistema non è esente da falle. Diverse persone infatti, vaccinate con due dosi e poi risultate positive, stanno attraversando una vera e propria odissea con la certificazione verde. Specie chi si è contagiato all’estero, ma vive in Italia, oppure chi si è contagiato in una regione diversa quella di abitazione. Questo per le difficoltà di comunicazione tra i vari enti e un certificato di guarigione che non arriva, con i medici di base che se ne chiamano fuori e ASL/ATS che sono oggettivamente nel caos, con dati di contagio sì in diminuzione ma sempre ragguardevoli e con norme in continuo divenire.

D., due dosi, in attesa del booster si ammala in Germania, guarisce ma niente Green Pass

D, donna tedesca con cittadinanza italiana, che vive in Italia da diversi anni, ha passato le vacanze natalizie in Germania. Vaccinata con le due dosi, si è positivizzata in Germania, mentre era in attesa della dose booster. Il 30 dicembre è risultata positiva alla variante Omicron. Come da disposizioni delle autorità tedesche, ha dovuto passare la quarantena fino al 14 gennaio, da asintomatica. Il test antigenico è risultato negativo, confermato da un secondo test antigenico utile per tornare a casa, in Italia. In suo possesso anche un certificato di guarigione, redatto in inglese, più un terzo test antigenico, sempre negativo, effettuato il 21 gennaio in provincia di Monza e Brianza. D. si è dunque attivata per capire come regolarsi con la terza dose. Aveva l’appuntamento per il 31 gennaio, ma le disposizioni dicono che la vaccinazione andrebbe effettuata 120 giorni dopo la guarigione. L’ultima vaccinazione, la seconda, risale a fine luglio, ma presso l’ASL competente le hanno riferito che avrebbe dovuto compilare un modulo sul rispettivo sito. Sito che però non risulta funzionante, inoltre non riesce a recuperare l’AUTHCODE. Il suo medico di base l’ha rimandata all’ASL, che però non è riuscita ad aiutare la donna. Intanto il suo Green Pass è in scadenza ai primi di febbraio e si trova in un limbo: risulta negativa, ma l’ASL non può fare nulla. Il modo più semplice per risolvere l’impatto sarebbe dunque vaccinarsi con la dose di richiamo per estendere la validità del Green Pass, ma le linee guida dicono che bisognerebbe attendere almeno 120 gg dalla guarigione. Parlando con il suo medico di base, le ha riferito che avrebbe dovuto fare il Green Pass in Germania. Peccato che in Germania le abbiano riferito che avrebbe dovuto fare il Green Pass in Italia.

S., orecchie da mercante dalla Finlandia

Più o meno è quanto capitato anche a S, italiana, anche lei con due dosi, e anche lei ha contratto il Covid-19 all’estero, in Finlandia. Alla positività ha ricevuto un SMS per la quarantena e, una volta guarita, un medico finlandese avrebbe dovuto rilasciare il Green Pass di guarigione. Ma il medico di Helsinki non si è mai fatto sentire. Nemmeno su sollecito con l’ambasciata. S. torna comunque negativa e riesce a tornare in Italia. Ma deve comunque ottenere il certificato di guarigione, la cui pratica viene rifiutata da ATS, nonostante i documenti necessari, tra cui quelli attestanti il tampone negativo e il precedente positivo. Come D. ha il Green Pass in scadenza nei prossimi giorni, dovrebbe fare la dose di richiamo, la terza, a nemmeno 20 giorni di distanza dalla guarigione. Anche per lei per l’Italia è come se non si fosse ammalata e ATS si rifiuta di registrare la malattia, senza rilasciare dichiarazioni sulla motivazione. Questo, nonostante i referti dei tamponi e un certificato medico dell’ambasciata. A differenza invece di quanto successo alle sue compagne di viaggio di altre regioni, come per esempio in Piemonte: loro sono riuscite ad ottenere il certificato verde di guarigione, supportate dalle ASL/ATS di riferimento o dal medico di base. Stesso discorso per le sue compagne di viaggio dall’Emilia Romagna. A quanto pare è un problema che riguarda solo la Lombardia.

S. si è anche rivolta al suo medico di base, che come per D., si rifiuta di registrare i dati sulla piattaforma Tessera Sanitaria, perché non fa burocrazia, ma deve curare le persone”. D’altro canto le autorità finlandesi avevano messo in quarantena S. a suo tempo, senza però rendersi più reperibili e senza rilasciare un documento a riguardo. Un suo contatto, sulla sua bacheca Facebook le spiega che in teoria l’ASL dovrebbe fare le opportune verifiche. D’altronde qualsiasi no vax potrebbe presentare una storia simile, senza alcun documento di supporto, per ottenere il Green Pass. Come per D., la sua preoccupazione è quella di doversi vaccinare comunque con la dose booster, nonostante sia guarita da poco tempo. Allo stesso modo alcuni suoi contatti tendono a rassicurarla. D’altronde molti potrebbero essere stati vaccinati dopo la guarigione a loro stessa insaputa, in quanto asintomatici. S. però risponde che ATS ha rifiutato la pratica, nonostante i risultati dei tamponi presentati. Ora è in attesa di una ulteriore risposta da ATS che sta esaminando nuovamente la sua richiesta di ottenere il certificato di guarigione che le spetta.

D. e S., un destino comune e l’intoppo degli enti

ATS e medici di base insomma ostacolano un po’ le due donne, in netta contrapposizione con quanto riferito dalla circolare del Ministero della Salute del 4 agosto 2021. Come riporta la circolare i cittadini italiani indipendentemente che siano iscritti al Servizio Sanitario Nazionale o al SASN che siano guariti all’estero, potranno richiedere il Green Pass se già presenti sul territorio italiano. Il certificato verde sarà dunque emesso dalla Piattaforma nazionale-DGC, recandosi presso le Aziende Sanitarie di competenza territoriale. Questo presentando:

  • Documento di riconoscimento e Codice Fiscale
  • informazioni sulla precedente infezione da SARS-CoV-2 del titolare, successivamente a un test positivo (data del primo tampone molecolare positivo);
  • dati identificativi di chi ha rilasciato il certificato (Stato, Autorità sanitaria).

Peccato che le ASL/ATS sembrano riscontrare difficoltà nell’aiutare D. e S. e molti altri e altre guarite da Covid-19 all’estero. Che sia per difficoltà di comunicazione con gli enti esteri, che sia perché sia una fase delicata dell’epidemia in Italia, le due donne sono accomunate da un denominatore comune: sono residenti in Lombardia.

E., caos tra Toscana e Lazio

E. si è ammalata di Covid-19 e dopo 12 giorni di isolamento fiduciario è guarita. Ma facciamo un passo indietro: lo scorso 7 gennaio era in attesa della terza dose. Dal Lazio si è recata in Toscana per il weekend. Il lunedì successivo, pronta per tornare nella Capitale, ha accusato i sintomi. Fatto il tampone in farmacia, risulta positivo. Dalla farmacia avrebbero dovuto seguire l’iter di questi casi, ma in questo lasso di tempo, E. non ha ricevuto alcun messaggio, o comunicazione, il Green Pass era inoltre attivo (come ora). Dopo 12 giorni di guarigione è risultata negativa tramite tampone, in attesa di un certificato di guarigione che sarebbe dovuto arrivare nel giro di 24 ore. Per ora non ancora pervenuto. Il Green Pass intanto sta per scadere, è priva del certificato di guarigione e come D. e S., vorrebbe attenersi alle linee guida che suggeriscono di effettuare la terza dose a 120 giorni dalla guarigione. E. si è trovata dunque nella paradossale situazione di essere ipoteticamente libera di circolare da positiva con Green Pass valido, ma una volta guarita e con la certificazione in scadenza, rischiava di rimanere bloccata in casa. Nel giro di pochi giorni ha però risolto la situazione grazie al suo medico di base, il quale ha inserito i referti ricevuti da E., che ha finalmente ottenuto il Green Pass di avvenuta guarigione.

C. dalla Sardegna ancora confusione

Anche C., guarita dal Covid-19 si trova nello stesso limbo. Il medico che le ha fatto il tampone le ha riferito di girare il referto ad ATS. Ma sembra che abbiano problemi con la mail, che non risulta attiva. Il medico di famiglia di C. quando ha saputo che avrebbe dovuto effettuare lui la pratica per far ricevere alla donna il certificato di guarigione, è rimasto sorpreso dalla notizia. C. è attualmente in attesa che il suo medico di base abbia finito di documentarsi sui vari procedimenti, per poterla aiutare a riavere un Green Pass valido di avvenuta guarigione.

La guarigione come booster, secondo il professor Broccolo dell’Università Bicocca di Milano

Sulle pagine de “La Repubblica” il professor Francesco Broccolo, specializzato in Microbiologia e Virologia e docente di Microbiologia Clinica presso l’Università Milano-Bicocca, chi si contagia dopo la seconda dose è come se avesse già ricevuto il booster, dunque non deve vaccinarsi nuovamente perché protetto per i successivi quattro mesi. Come riporta Sky TG24, il professor Broccolo prosegue dicendo che “Chi si è preso l’infezione e ha due dosi di vaccino non deve affrettarsi a fare la terza dose anche perché l’infezione naturale è un booster aggiornato e rafforzato in quanto stimola l’immunità cellulo-mediata e ha un complesso antigenico superiore a quello dei vaccini attualmente disponibili”.

Cosa dice il sito ufficiale della Certificazione verde

In questo continuo rincorrere ATS, ASL e medici di base, cerca di fare chiarezza la pagina FAQ del Certificato Verde. Secondo quanto riferito sul sito, solo alcune Regioni hanno trasmetto alla Piattaforma nazionale-DGC i dati delle guarigione per l’emissione automatica delle certificazioni per guarigione. Chi non ha ricevuto SMS o e-mail con AUTHCODE o non è nella sezione “Messaggi” dell’App IO o accedendo tramite SPID dal sito  www.dgc.gov.it è possibile che il medico o la ASL non abbia inserito nel sistema Tessera sanitaria i dati relativi al certificato di guarigione. Bisognerà dunque rivolgersi al medico di famiglia o alla ASL perché inseriscano i dati nel sistema. Dopodiché entro pochi minuti dovrebbe arrivare il certificato verde. Sempre che, chi dovrebbe occuparsene, lo sappia.

Immagine in evidenza: Sfondo vettore creata da Harryarts – it.freepik.com

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.