In queste ultime ore, il servizio ChatGPT che ha creato la fortuna di OpenAI, complice il visionario Sam Altman, è down. Coincidenza o no, gli ultimi giorni sono molto concitati per l’organizzazione, che in queste ore è al centro di un vero e proprio terremoto societario. Ma cosa sta succedendo esattamente? Andiamo con ordine.
Tutto inizia con il licenziamento del CEO Sam Altman da parte del CdA di OpenAI (“è mancata la fiducia“, rende poi noto il board) e la sostituzione ad interim affidata a Mira Murati, anch’essa tra i cofondatori di ChatGPT come Altman. A fronte di un rumor che voleva un ripensamento da parte del CdA, sono molti i dipendenti che si sono mobilitati in favore dell’ex CEO Altman, in particolare su Twitter. In molti, tra cui la stessa Murati, hanno condiviso lo stesso tweet: “OpenAI is nothing without its people“. Più o meno contemporaneamente, Microsoft, che è una dei maggiori investitori in OpenAI, tramite il suo Amministratore Delegato Satya Nadella che in primo luogo aveva confermato il prosieguo della collaborazione, ha poi ingaggiato Sam Altman per metterlo alla guida del reparto Intelligenza Artificiale. Una situazione particolarmente spinosa per ovvi motivi e che allontana il presunto dietrofont di OpenAI.
Nelle ore successive molti dipendenti di OpenAI si sono mobilitati ancora, con una lettera aperta al board. Il 95% dei dipendenti di OpenAI, quasi 770 (numero più, numero meno) ha riferito al CdA che nel caso in cui non fosse stato reintegrato Sam Altman nel suo ruolo originario, sarebbero passati a Microsoft. Tra i firmatari, anche Ilya Sutskever, ritenuto in principio uno dei maggiori responsabili del siluramento di Altman, salvo poi ritrattare e pubblicare un tweet in cui si pente del proprio operato: “Mi rammarico profondamente della mia partecipazione alle azioni del consiglio. Non ho mai avuto intenzione di danneggiare OpenAI. Amo tutto ciò che abbiamo costruito insieme e farò tutto il possibile per riunire l’azienda“.
Nel mentre Sam Altman su Twitter dispensa cuoricini a profusione sul proprio profilo X a tutti i dipendenti che gli mostrano o gli hanno mostrato supporto. Inoltre, “la collaborazione tra Microsoft e OpenAI continuerà” rassicura il board che lo ha silurato e rimpiazzato prima con Mira Murati e poi con l’ex CEO di Twitch, Emmett Shear, Shear che per altro, riporta AGI, è attualmente sotto una bufera mediatica per via di controversi messaggi in cui lodava la cultura dello stupro ed evocava un immaginario dominio nazista del mondo. Ma non è l’unica grana che sta affrontando: la società in questo momento sembra spaccata in due, tra attuali dipendenti che vorrebbero Sam Altman e ne tessono le lodi, ed ex dipendenti che non dispensano carinerie nei suoi confronti. Tra questi Geoffrey Irving, ex dipendente di OpenAI e ora in forza a Google nel reparto DeepMind. In un lungo thread su X ha riferito che ha avuto sempre ottimi rapporti con Sam Altman nel periodo che hanno lavorato insieme, tuttavia lo considera un manipolatore, e si è detto conscio del fatto che in varie occasioni Altman gli abbia mentito. La mancata sincerità è uno dei motivi che il CdA ha allontanato Sam Altman da OpenAI.
Come se non bastasse, nella tarda serata di lunedì 21 novembre (ore italiane), Elon Musk (anch’egli tra i cofondatori di OpenAI), che in questi giorni sta commentando e seguendo la vicenda con interesse (e non senza provocazioni) ha pubblicato un tweet con un collegamento (non più funzionante) a GitHub, in cui vi era riportata inclusa una presunta lettera di ex dipendenti di OpenAI, fortemente critica verso Sam Altman. Non è possibile verificare l’attendibilità della stessa in quanto anonima, tuttavia pone degli argomenti piuttosto interessanti circa l’operato dell’ex amministratore delegato di OpenAI. Secondo la lettera, poi cancellata ovunque (ma che si può leggere qui), pubblicata il 21 novembre e indirizzata al board dell’azienda, sarebbe stata scritta da ex-dipendenti che hanno deciso di lasciare la realtà per via di alcune turbolenze avvenute nel corso degli anni. I presunti ex collaboratori citano la fondazione da no-profit di OpenAI, salvo poi aver effettuato la transizione ad azienda con scopo di lucro per mano di Sam Altman, avvenuta nell’agosto del 2018. Avvenimento su cui il nuovo CEO, viene richiesto, dovrebbe indagare.
Particolarmente interessante una parte di questa lettera, che sottolinea le intenzioni manipolatorie di Altman: “Riteniamo che un numero significativo di dipendenti OpenAI sia stato espulso dall’azienda per facilitarne la transizione verso un modello a scopo di lucro. Ciò è dimostrato dal fatto che il tasso di abbandono dei dipendenti di OpenAI tra gennaio 2018 e luglio 2020 è stato dell’ordine del 50%. Durante la nostra permanenza in OpenAI, siamo stati testimoni di un modello inquietante di inganno e manipolazione da parte di Sam Altman e Greg Brockman, guidati dalla loro insaziabile ricerca di raggiungere l’intelligenza generale artificiale (AGI). I loro metodi, tuttavia, hanno sollevato seri dubbi sulle loro vere intenzioni e sulla misura in cui danno veramente priorità al bene di tutta l’umanità“.
A Greg Brockman e Sam Altman sono “imputate” diverse accuse dai presunti ex-collaboratori. Il primo viene citato per i suoi presunti atti discriminatori nei confronti di un dipendente che ha intrapreso un percorso di transizione. Ad Altman vengono invece sottolineate le abitudini manipolatorie, l’avvio di indagini nei confronti dei dipendenti senza il permesso del CdA e “Lo sfruttamento discreto ma di routine da parte di Sam delle risorse no-profit di OpenAI per portare avanti i suoi obiettivi personali, particolarmente motivato dal suo rancore contro Elon (Musk, NdA) in seguito al loro litigio“. Secondo gli ex-dipendenti inoltre, il comportamento dei collaboratori che vedono sostenere l’ex amministratore delegato, è dovuto alle mire di prestigio, principalmente economico.
La lettera degli “ex dipendenti di OpenAI preoccupati”, termina così: “Ti imploriamo, Consiglio di amministrazione, di rimanere saldo nel tuo impegno nei confronti della missione originale di OpenAI e di non soccombere alle pressioni degli interessi orientati al profitto. Il futuro dell’intelligenza artificiale e il benessere dell’umanità dipendono dal vostro costante impegno nei confronti della leadership etica e della trasparenza“. Quale sarà il prossimo episodio di questa appassionante telenovela societaria? Siamo certi che non servirà molto tempo per scoprirlo. Ma è impressionante verificare la velocità della parabola di OpenAI, che in un anno ha registrato numeri impressionanti, fino a quello che sembra un confuso epilogo, che tra tutti, avvantaggerà nessun altro se non Microsoft.
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