Netflix cresce tra sfide fiscali e nuovi trend: volano i titoli coreani, in calo quelli britannici

Netflix chiude il terzo trimestre con risultati misti, segnati da un contenzioso fiscale in Brasile che ha inciso sulle performance contabili, ma senza preoccupazioni per i risultati futuri. I ricavi tra luglio e settembre sono aumentati del 17% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 11,51 miliardi di dollari, spinti dalla crescita degli abbonamenti, dall’aumento dei prezzi e dal consolidamento del piano con pubblicità.

Nel trimestre, il colosso dello streaming ha potuto contare su una programmazione di grande richiamo: la seconda stagione di Wednesday ha totalizzato 114 milioni di visualizzazioni, mentre KPop Demon Hunters, con 325 milioni di view, è diventato il film originale più visto nella storia della piattaforma.

L’ascesa globale dei contenuti coreani

Negli ultimi anni, Netflix ha intensificato la produzione di contenuti non statunitensi, investendo in serie e film provenienti da Asia ed Europa. Nel trimestre si sono distinti Alice in Borderland dal Giappone (20 milioni di view), Billionaires’ Bunker dalla Spagna (22 milioni), Bon Appétit, Your Majesty dalla Corea del Sud (32 milioni) e The Ba*rds of Bollywood** dall’India (9 milioni).

Secondo i dati di Ampere Analysis, le produzioni sudcoreane sono oggi le più popolari tra i titoli non americani, rappresentando circa l’8% delle ore di visione globali nella seconda metà del 2024. Seguono il Regno Unito con il 7% e il Giappone con il 5%, in crescita rispetto all’anno precedente. Gli Stati Uniti mantengono comunque la leadership assoluta con il 58% delle ore di visione mondiali.

Infographic: Korean Shows Are Netflix's Most Popular Non-U.S. Hits | Statista

Anime e drama giapponesi conquistano gli USA

All’interno del mercato statunitense, il successo dell’animazione e delle produzioni giapponesi è particolarmente evidente. Tra il secondo trimestre 2022 e lo stesso periodo del 2025, la quota di contenuti nipponici tra i titoli non americani è salita dal 13% al 29%, grazie anche all’exploit di serie come One Piece, Naruto, Demon Slayer e Dandadan. Questa crescita ha spinto il Giappone a superare il Regno Unito come principale Paese produttore non statunitense nel catalogo nordamericano. La quota britannica, nello stesso periodo, è scesa dal 26% al 17%.

Prezzi in aumento nel mercato dello streaming

Il 2025 conferma una tendenza consolidata: i costi degli abbonamenti alle principali piattaforme streaming continuano a crescere. Disney+ ha aumentato il prezzo mensile da 15,99 a 18,99 dollari, allineandosi a Hulu, che aveva già applicato lo stesso incremento nel 2024. Entrambi i servizi hanno registrato un raddoppio dei tassi di disdetta a settembre, rispettivamente dal 4% all’8% e dal 5% al 10%.

Infographic: Which Streaming Services Are the Most Expensive | Statista

Netflix, che aveva mantenuto il piano standard senza pubblicità a 15,49 dollari dal 2022, lo ha portato a 17,99 dollari da gennaio 2025. Apple TV, più aggressiva sul prezzo, è salita a 12,99 dollari, mentre Amazon Prime Video ha introdotto un supplemento di 2,99 dollari per la visione senza pubblicità.

Streaming in testa alla televisione americana

Secondo il rapporto mensile The Gauge di Nielsen, lo streaming rappresenta ormai il 45,2% dell’uso televisivo negli Stati Uniti (settembre 2025), lasciando indietro via cavo e televisione tradizionale, entrambe ferme al 22,3%. A luglio lo share aveva toccato un picco del 47,3%, trainato da titoli come Squid Games, con 5,4 miliardi di minuti visti.

La crescita costante dello streaming spinge Netflix a diversificare le strategie: dal potenziamento del piano con pubblicità all’espansione nel gaming, fino al progetto di portare i video podcast di Spotify su Netflix a partire dal 2026, in un tentativo di ridurre la dipendenza da YouTube.

Infographic: YouTube Leads TV Streaming in the U.S. | Statista

L’intelligenza artificiale come leva creativa

Nel messaggio agli azionisti, l’amministratore delegato Ted Sarandos ha ribadito che l’intelligenza artificiale non sostituirà la creatività umana, ma potrà aiutare a raccontare storie “meglio, più velocemente e in modi nuovi”. L’azienda sta già sperimentando l’uso dell’AI nella pre-visualizzazione di scenografie e costumi, nel de-aging degli attori in fase di post-produzione e nella personalizzazione delle raccomandazioni e della pubblicità.

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