I cambiamenti della musica negli anni sono evidenti: quest’ultima ha mutato il suo carattere, per influenze esterne ma anche interiori, di chi la componeva.
Ad esempio, Beethoven è stata una delle prime figure che intendeva dara libero sfogo al proprio estro componendo solo quando ne avvertiva profondamente la necessità. Con lui la musica ha perso quel carattere tranquillizzante che aveva avuto sino a Mozart; le rigide regole delle composizioni hanno ceduto il posto a temi musicali in contrasto tra loro, che riflettono una forte ispirazione interiore e che affascinano il pubblico.
D’altra parte la prima espressione letteraria pre-romantica era stata quella dello Sturm un Drang (Impeto e Assalto), di origine tedesca, che aveva influenzato molto la produzione di Goethe e di Schiller. Fu proprio questa corrente letteraria basata sull’impetuosità del sentimento, della fantasia, della spontaneità a diffondersi in tutta Europa.
La musica che cambia: da passatempo a necessità espressiva
La musica smetteva d’essere un passatempo per gli oziosi e diventava una rappresentazione delle contraddizioni della realtà; non doveva trasmettere soltanto piacere ma anche coinvolgere, non voleva più una semplice partecipazione estetica o intellettuale, ma un’immedesimazione emotiva, passionale ed anche politica.
Attraverso la musica la piccola borghesia ha l’illusione, pur stando nei loggioni dei teatri, di potersi avvicinare alla grande borghesia e di staccarsi completamente dalle plebi rurali e industriali, del cui consenso comunque ha bisogno se vuole opporsi efficacemente ai regimi reazionari che ancora la governano.
La musica era la sola arte capace di esprimere il sentimento e la sensibilità dell’individuo al più alto grado possibile e nelle sfumature più indefinibili, e poteva essere apprezzata anche da un pubblico non ferrato in materia, anche perché nei teatri la musica veniva accompagnata da recitazione, canto, scenografia e libretto, per non parlare dei dibattiti che si facevano fuori del teatro.
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