Anatomia di una shitstorm: come vengono colpiti gli avversari (gratis)

6 giugno 2025. Mancano due giorni al tanto discusso referendum che, a prescindere dal risultato, ha già spaccato l’Italia in due. Anche se il vero vincitore, anche questa volta è l’astensionismo. Che si voti oppure no, nei giorni scorsi, centinaia di giornalisti, elettori, politici e content creator, hanno spiegato per filo e per segno come votare e perché. Tra questi, una giovane influencer che collabora con una nota testata, molto attiva sui social. Quando ha pubblicato il suo post su Instagram per esortare i cittadini a votare, è stata investita da una elevata quantità di insulti da parte di diversi account, una vera e propria shitstorm. Come è potuto succedere?

I commenti violenti

I commenti sono stati tanto violenti quanto immediati. Tanto da costringere la vittima a rendere il profilo privato e bloccare i commenti ai suoi post. I messaggi? Minacce di morte, di violenza sessuale, insulti, chi più ne ha, più ne metta. Le frasi sono state scritte in un italiano incerto, ma con le lettere sostituite ove possibile da numeri e simboli in modo da ingannare gli algoritmi di Meta e non farsi bloccare il commento. La giovane, certa trattarsi di bot, si è sentita sopraffatta e indecisa sulle modalità necessarie per gestire la situazione. Benché possa sembrare un’azione coordinata di bot, non è andata proprio così.

La shitstorm

La giornalista, che ha poi presentato denuncia, ha condiviso uno screenshot nelle proprie storie in cui si possono individuare i commenti e i nickname dei profili che si sono resi protagonisti della shitstorm. Una volta tolto il blocco ai commenti, questi sono tornati visibili sul post. O almeno una parte. Ecco come avviene un attacco simile.

Anatomia di una shitstorm

Esistono dei servizi gratuiti che si rivolgono agli utenti che desiderano aumentare i propri follower. Basta effettuare l’accesso su una piattaforma, spesso prive di ogni qualsivoglia sistema di sicurezza o di privacy policy. Questo perché i siti Web o le app sono ospitati su spazi e dispositivi non europei e che non sono obbligati a rispettare norme severe come ad esempio il nostro Gdpr. In questo caso la shitstorm è avvenuta su Instagram. Abbiamo raggiunto uno degli account, risultato poi un profilo reale e gestito da una persona in carne e ossa, ma che di italiano non conosce nulla.

Marco (nome di fantasia) è un ventenne che vive in Uzbekistan. Ci ha illustrato che sfrutta una piattaforma straniera per aumentare i follower, ed è gratis. L’accesso è molto semplice: basta inserire negli appositi campi il proprio username e password di Instagram. Una volta effettuato l’accesso, contemporaneamente un dispositivo collocato (presumibilmente) in Europa, tenta l’accesso. Quando abbiamo provato noi, il nostro profilo (fake) è stato utilizzato da uno smartphone di Parigi. Per il ragazzo, del sud-est asiatico, è stato utilizzato invece un indirizzo IP ceco.

Come funzionano le piattaforme

La piattaforma è molto semplice da usare. Ma l’utilizzo è un’arma a doppio taglio. Si può sfruttare a proprio favore per aumentare i propri follower o ottenere interazioni con account reali per cercare di ingannare gli algoritmi di Instagram. Ma poi non si avrà più il controllo del proprio account, almeno finché non si cambia password. Quando abbiamo mostrato al ragazzo quello che ha scritto e il suo significato, è caduto dalle nuvole. Per verificare che stesse dicendo la verità, abbiamo provato ad inviare cinque commenti da noi scritti ad un altro account fake di nostra proprietà. Il risultato è quasi istantaneo. Tutti e cinque i commenti provenivano da account del sud-est asiatico, principalmente di proprietà di ragazzi giovani (alcuni giovanissimi) e tuttora attivi. Quando le persone si iscrivono e lasciano le proprie credenziali, non vengono avvisati dei rischi che si corrono, persino penali. E le piattaforme? Ci guadagnano in credenziali, username, dati, che poi possono rivendere, o utilizzare a proprio favore. Ma quindi chi è stato a colpire la ragazza?

Chi c’è dietro la shitstorm?

Difficile dirlo. Può essere stato chiunque, ma senza la collaborazione della piattaforma, è impossibile arrivare ad una soluzione. Si può pensare che sia stato qualcuno in disaccordo con il referendum, o un hater della content creator. La pericolosità di questi servizi che operano gratuitamente è elevata. I rischi sono molti.

Un utente che ha visto l’account sospeso

Tra questi: si rischia la sospensione dell’account per attività sospetta (è successo ad uno dei nostri account fake). Ma si può rischiare una denuncia. Il ragazzo che abbiamo raggiunto ha lasciato un commento abominevole contro la sua volontà, solo per un pugno di follower in cambio. Ma rischia anche di perdere il controllo del proprio account e fornire le proprie credenziali a chissà chi. Ancora una volta: se il servizio è gratis, il prodotto sei tu.

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.