A quasi un anno dalla nascita della nuova Commissione europea incaricata di rilanciare la competitività del continente, un gruppo di leader del settore delle telecomunicazioni ha firmato una lettera aperta che suona come un ultimatum politico. L’Europa, si legge nel testo, “un tempo leader nella connettività, è oggi in ritardo rispetto ad altri grandi mercati” — dagli Stati Uniti alla Cina — e rischia di compromettere il proprio futuro digitale.
La missiva, firmata dai vertici di aziende come Ericsson, Nokia, Orange, Telefónica, BT, Swisscom, Telenor e KPN, oltre che da rappresentanti di associazioni come GSMA e Connect Europe, chiede alla Commissione di agire “subito” e con “coraggio” per avviare una riforma strutturale del settore, partendo dal Digital Networks Act (DNA).
Secondo i firmatari, la frammentazione del mercato e la lentezza delle riforme hanno trasformato l’Europa da pioniere a inseguitore. I dati citati sono netti: solo il 2% degli europei utilizza reti 5G autonome, contro il 25% degli statunitensi e oltre il 77% dei cittadini cinesi. “Si stanno già perdendo enormi opportunità economiche e sociali”, si legge nella lettera, “in particolare nel valore dei dati industriali e nello sviluppo dell’intelligenza artificiale”.
Gli operatori sottolineano che la competitività di settori chiave come automotive, energia, fintech e manifattura avanzata dipende da infrastrutture digitali solide e interconnesse. “Le potenze industriali europee rischiano di diventare castelli di carte senza la connettività necessaria per esplorare e scalare nuovi servizi”.
Nel corso dell’ultimo decennio gli operatori europei hanno investito oltre 500 miliardi di euro nello sviluppo delle reti, ma la scala resta insufficiente per competere con i colossi statunitensi o asiatici. L’Europa conta più di 100 operatori mobili in 27 paesi, un mosaico che secondo le aziende “soffoca gli investimenti e riduce l’efficienza”. La lettera chiede alla Commissione di riconoscere il legame diretto tra dimensione industriale, capacità di investimento e innovazione. “Senza un’azione chiara e una semplificazione normativa radicale”, scrivono i CEO, “le imprese europee non potranno sostenere il ritmo dei concorrenti globali”.
Il gruppo chiede che entro il 2026 la Commissione presenti un piano d’azione concreto per accelerare gli investimenti nelle reti digitali, definendole “abilitatori chiave di crescita, sicurezza, resilienza e innovazione in Europa”. Il riferimento esplicito è al rapporto Draghi pubblicato un anno fa, considerato dai firmatari la base strategica per rilanciare la competitività continentale. “Quel lavoro accurato, già ampiamente accettato come la direzione giusta per l’Europa, merita di essere tradotto in atti concreti, non in esitazioni burocratiche”.
Tra i firmatari figurano Thomas Arnoldner (A1 Telecom Austria Group), Allison Kirkby (BT Group), Börje Ekholm (Ericsson), Justin Hotard (Nokia), Christel Heydemann (Orange), Marc Murtra Millar (Telefónica), Christoph Aeschlimann (Swisscom) e Benedicte Schilbred Fasmer (Telenor). Una coalizione ampia che copre l’intera filiera europea delle telecomunicazioni e che mira a spingere Bruxelles verso una visione comune per la connettività, dopo anni di politiche definite “di frammentazione e distruzione di valore”.





































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