L’orbita si affolla: UNIVITY punta sul VLEO per una connettività sostenibile mentre Starlink mostra la forza del LEO durante l’uragano Melissa

Mentre oltre 30.000 satelliti orbitano intorno alla Terra e altri 50.000 sono pronti a essere dispiegati, la corsa alle costellazioni spaziali entra in una fase di densità critica. L’astrofisico Jonathan McDowell ha sottolineato che uno o due satelliti Starlink cadono ogni giorno verso la Terra, un segnale di quanto l’ambiente orbitale stia diventando congestionato e vulnerabile alla generazione di detriti spaziali.

In questo scenario di crescita incontrollata, la startup europea UNIVITY propone un cambio di paradigma. Il suo fondatore e CEO Charles Delfieux ritiene che “l’orbita terrestre bassa non è una risorsa infinita. È un ambiente condiviso che deve essere protetto”. L’azienda ha scelto di operare in VLEO (Very Low Earth Orbit), un’orbita più vicina alla Terra, per offrire connettività ad alte prestazioni riducendo al minimo l’impatto ambientale dello spazio.

Le orbite “autopulenti” e il modello sostenibile di UNIVITY

La strategia VLEO consente ai satelliti di disintegrarsi naturalmente entro poche settimane o mesi dalla fine del loro ciclo di vita, evitando di trasformarsi in rottami spaziali. UNIVITY punta così a ridurre la proliferazione dei detriti e ad affermare un modello di mitigazione automatica, in cui la sostenibilità è parte integrante del design.

Questa visione si accompagna a una forte integrazione con le reti terrestri 5G, sfruttando lo spettro degli operatori di telecomunicazioni per creare una connettività ibrida: performante, economica e adatta anche alle aree rurali o colpite da crisi. Un approccio che, secondo Delfieux, rappresenta “l’unica strategia sostenibile a lungo termine per garantire connettività spaziale senza compromettere la fruibilità futura dell’orbita terrestre”.

Starlink e la prova di forza del LEO durante l’uragano Melissa

Il confronto con le attuali costellazioni LEO non è solo tecnico, ma anche operativo. In questi giorni, Starlink ha fornito un esempio tangibile del potenziale delle reti satellitari a bassa orbita. Durante il passaggio dell’uragano Melissa nei Caraibi, la rete di comunicazione satellitare di Elon Musk ha garantito la connettività alle squadre di emergenza in Giamaica, Haiti e Repubblica Dominicana, nonostante le infrastrutture terrestri distrutte.

La vicepresidente delle operazioni commerciali di Starlink, Lauren Dreyer, ha confermato che i tecnici dell’azienda sono in contatto diretto con i soccorritori per mantenere attive le comunicazioni durante le operazioni di salvataggio. Con un kit di installazione rapido e un’alimentazione minima, il sistema permette di ristabilire Internet ad alta velocità e bassa latenza anche nelle zone più isolate o devastate.

Un risultato che evidenzia l’impatto positivo immediato delle costellazioni LEO, ma che allo stesso tempo richiama la necessità di una gestione più consapevole dello spazio. Se Starlink dimostra la potenza del modello attuale, UNIVITY cerca di anticipare le sue conseguenze ambientali.

Verso una nuova governance dello spazio

UNIVITY immagina un futuro in cui Europa e operatori di rete collaborano alla creazione di un’infrastruttura orbitale sovrana e responsabile. Le sue costellazioni VLEO intendono offrire servizi diretti al dispositivo (Direct-to-Cell) e connettività globale senza saturare lo spazio di satelliti destinati a restare in orbita per decenni.

La sfida ora è duplice: mantenere la promessa di connessioni resilienti e immediate, come quelle offerte da Starlink in situazioni di emergenza, e allo stesso tempo costruire un ecosistema spaziale sostenibile, capace di durare ben oltre la generazione tecnologica attuale.

Aiutaci a crescere: lasciaci un like :)

Le notizie tech prima di tutti? Nella nostra newsletter!

* indicates required
Accettazione privacy

Intuit Mailchimp

Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.