Una nuova ricerca proveniente dalla Cina promette di cambiare il destino delle batterie agli ioni di litio esauste, spesso considerate rifiuti irrecuperabili dopo 8-10 anni di utilizzo nei veicoli elettrici. Grazie all’intelligenza artificiale, un team della Fudan University ha identificato una molecola in grado di “rianimare” le celle danneggiate, riportandole a una capacità prossima a quella originale. Una soluzione potenzialmente decisiva per contenere i rifiuti da batterie e ridurre la domanda di nuove materie prime.
Un problema che cresce con l’adozione dell’elettrico
Secondo il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, le batterie esauste da veicoli elettrici passeranno da 900.000 tonnellate nel 2025 a oltre 20 milioni entro il 2040. La sola Cina gestisce già 2,8 milioni di tonnellate all’anno di celle dismesse, una cifra che richiede soluzioni urgenti.
Ogni batteria rappresenta il 40% del costo complessivo di un’auto elettrica e smaltirla senza recupero rappresenta non solo un danno ambientale, ma anche un costo economico.
L’idea: curare le batterie con un “iniezione”
Il team guidato dal chimico Yue Gao ha cercato un composto chimico in grado di reintegrare gli ioni di litio perduti nelle celle esaurite. Non sapendo da dove iniziare, i ricercatori hanno usato un modello di intelligenza artificiale allenato su reazioni elettrochimiche. Dopo aver testato tre candidati, la scelta è ricaduta sul litio trifluorometansulfinato (LiSO₂CF₃), un sale che si dissolve in un elettrolita e si comporta come una sorta di “infusione endovenosa” per batterie.
Una volta iniettata la soluzione in una batteria al litio-ferro-fosfato (LFP) quasi esausta, la cella è tornata a funzionare con il 96% della capacità originaria anche dopo 12.000 cicli di carica e scarica. Risultati simili sono stati registrati anche con celle NMC (nichel, manganese e cobalto).
Sfide tecniche e commercializzazione
I test sono stati condotti solo su singole celle, ma un pacco batteria di un’auto contiene centinaia di unità, con sistemi complessi di raffreddamento e gestione termica. Rendere il metodo applicabile su scala reale richiederà progettazioni che consentano l’“iniezione” dell’elettrolita direttamente nel modulo.
Nonostante ciò, la Fudan University ha già avviato una collaborazione con il produttore cinese Zhejiang Yongtai New Material per sviluppare una commercializzazione del processo. L’idea è quella di creare stazioni di “ricarica profonda” dove riportare in vita le batterie altrimenti destinate allo smaltimento.
Riciclo diretto e futuro dell’economia circolare
Il metodo rappresenta una delle prime forme di riciclo diretto delle batterie EV in Cina, afferma Hans Eric Melin, esperto di riuso energetico. Attualmente, molte batterie vengono semplicemente smontate, ridotte in “black mass” e sottoposte a processi complessi per recuperare litio e grafite. L’approccio di Gao punta invece a prolungare il ciclo di vita senza distruggere la struttura originale, riducendo sprechi e impatti ambientali.
Resta da capire se i vantaggi saranno sufficienti a convincere l’industria a modificare il design dei pacchi batteria per accogliere questa tecnologia. Ma una cosa è certa: se davvero funziona, questa “pozione magica” potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui gestiamo le batterie esauste.
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