La collaborazione tra Meta e Anduril: dove finisce la tecnologia consumer e dove comincia la guerra

Meta ha stretto una collaborazione con Anduril Industries, azienda fondata da Palmer Luckey, già creatore di Oculus. La partnership segna un punto di svolta: dispositivi progettati inizialmente per il mondo dell’intrattenimento e della produttività personale entrano ora a pieno titolo in ambito militare. Un cambio di passo che solleva interrogativi politici, industriali e morali.

Il progetto è denominato “EagleEye” e prevede la realizzazione di caschi e visori XR (Extended Reality) capaci di integrare intelligenza artificiale, sensoristica avanzata e capacità di interfacciamento con sistemi d’arma. Si tratta del primo grande progetto in cui Meta, con la sua divisione AI, assume un ruolo tecnico rilevante nella progettazione di sistemi per la difesa, andando ben oltre il software di base per visori immersivi.

EagleEye: i visori militari firmati Meta

Il sistema EagleEye è stato concepito per offrire ai soldati un supporto tecnologico in grado di potenziare le loro capacità sensoriali. I visori sono pensati per migliorare la consapevolezza tattica sul campo, evidenziando minacce, suggerendo azioni, fornendo letture termiche e collegandosi con droni o altri apparati per estendere il raggio visivo e operativo. L’obiettivo dichiarato è aumentare l’efficienza e ridurre i tempi di reazione, un elemento cruciale nelle missioni di combattimento avanzato. Il dispositivo, secondo le dichiarazioni rilasciate da Meta e Anduril, potrà anche essere impiegato per l’addestramento simulato, la pianificazione strategica e il coordinamento di operazioni complesse, attraverso la condivisione in tempo reale di informazioni sensoriali e visive. La tecnologia di realtà aumentata viene quindi piegata a una logica bellica, con l’esperienza di Meta nello sviluppo di ambienti immersivi e l’infrastruttura militare già messa in campo da Anduril.

Dalla Silicon Valley al Pentagono

La collaborazione non è nata all’improvviso. Da mesi Meta sta reclutando personale con background militare e ha riallacciato i rapporti con ambienti legati al Dipartimento della Difesa. All’interno della compagnia di Zuckerberg è nata una divisione che lavora espressamente su tecnologie dual use, con potenziale sia civile sia militare. Il ritorno di Palmer Luckey, che aveva lasciato Facebook in circostanze controverse, segna anche un cambio di clima interno, meno ostile all’intersezione tra tech e difesa.Luckey, con Anduril, ha già ottenuto appalti significativi nel campo della sorveglianza di frontiera e dei droni autonomi. La scelta di Meta di collaborare con Anduril non è solo tecnica: è anche politica. Significa legittimare un’azienda che incarna la visione di un’industria militare privata aggressiva, spesso vicina a posizioni conservatrici, e abbracciare un tipo di collaborazione più esplicita con le forze armate statunitensi. Un’alleanza che sarebbe stata impensabile solo pochi anni fa.

Implicazioni strategiche e geopolitiche

La convergenza tra AI consumer e tecnologia militare apre a scenari inediti. Meta, spinta dalle pressioni economiche e dalla necessità di diversificare le proprie fonti di reddito, guarda con crescente interesse al settore della difesa, dove i budget sono enormi e le barriere all’ingresso, una volta superate, offrono opportunità di lungo periodo. Questo posizionamento può garantire a Meta un ruolo stabile nei contratti governativi, che rappresentano una forma di rendita più prevedibile rispetto al mercato pubblicitario. Dal punto di vista geopolitico, il progetto EagleEye è una risposta anche alla crescente competizione con la Cina, dove aziende come DJI o Hikvision lavorano da anni su sistemi simili integrati in contesti militari. Gli Stati Uniti non intendono restare indietro nella corsa alla militarizzazione dell’intelligenza artificiale, e Meta si propone ora come uno dei vettori tecnologici di questo obiettivo, con un ruolo che potrebbe avere ripercussioni globali nella ridefinizione degli equilibri di potere tecnologico.

Le zone grigie dell’etica

L’impiego di tecnologie originariamente sviluppate per usi civili in contesti bellici solleva molte domande sul piano etico. Dispositivi pensati per giochi, riunioni virtuali o attività ricreative, una volta adattati al campo di battaglia, assumono tutt’altro significato. Si parla di una realtà aumentata che non serve più a esplorare ambienti immaginari, ma a individuare e neutralizzare nemici. Le stesse AI che suggerivano amici da contattare, oggi possono suggerire obiettivi da colpire. Il rischio è che la rapidità con cui le innovazioni vengono trasferite al settore bellico superi la capacità della società civile di discuterne le implicazioni. A differenza delle tradizionali aziende di difesa, Meta continua a operare anche nel mercato consumer.

Una nuova fase della difesa americana: senza fondi pubblici, ma con ambizioni globali

Uno degli aspetti più rilevanti della collaborazione tra Meta e Anduril è l’origine interamente privata dei finanziamenti. A differenza di molte iniziative militari tradizionali, sostenute da fondi pubblici, il progetto EagleEye è finanziato da capitale privato, con l’obiettivo dichiarato di risparmiare miliardi di dollari al Dipartimento della Difesa statunitense. Questo approccio consente maggiore flessibilità nello sviluppo, riduce i vincoli burocratici e permette l’adozione rapida di tecnologie nate per il mercato consumer ma adattate al contesto bellico.

La partnership riflette anche una consapevolezza crescente: il primato militare degli Stati Uniti è stato storicamente legato alla supremazia tecnologica, dalle origini del microchip fino all’era degli smartphone. Oggi, l’equilibrio passa per i dispositivi indossabili e l’intelligenza artificiale, in un ecosistema dominato dalle big tech. Meta e Anduril si candidano a essere protagonisti di questa nuova fase.

Lattice e la guerra aumentata: l’interfaccia tra uomo, macchina e decisione

Un altro elemento cruciale è l’integrazione dei visori con Lattice, la piattaforma di comando e controllo basata su intelligenza artificiale sviluppata da Anduril. Lattice elabora dati provenienti da migliaia di fonti – droni, sensori, satelliti – e li trasforma in informazioni operative in tempo reale. Grazie all’interfaccia XR sviluppata insieme a Meta, i soldati potranno accedere direttamente a queste analisi tramite visori dotati di realtà aumentata, senza bisogno di supporti fisici esterni. Questa interfaccia rappresenta un cambiamento radicale nel modo in cui i militari elaborano le informazioni sul campo. Non si tratta solo di vedere meglio, ma di “capire” meglio: la realtà aumentata filtra e sintetizza i dati per fornire un vantaggio cognitivo immediato. La promessa è quella di una guerra “aumentata”, dove ogni decisione è supportata da una rete di calcolo distribuita che anticipa le mosse nemiche, suggerisce risposte e integra le capacità umane con quelle della macchina.

Verso un nuovo complesso militar-tecnologico?

La partnership tra Meta e Anduril sembra il preludio a un nuovo tipo di “complesso militare-industriale”, aggiornato all’era dell’intelligenza artificiale e del virtuale. Un complesso che non vive più solo nei cantieri navali o nelle fabbriche di armamenti, ma si sviluppa nei laboratori di Menlo Park e nelle startup della West Coast. La linea di confine tra innovazione digitale e tecnologia bellica si fa ogni giorno più sottile. Che Meta riesca o meno a ottenere il contratto finale con il Pentagono, il messaggio è chiaro: le grandi piattaforme tecnologiche non vogliono più limitarsi a creare strumenti di comunicazione o intrattenimento. Vogliono diventare infrastrutture critiche per la sicurezza nazionale. E in questo scenario, i visori non servono più solo per entrare nel metaverso, ma per vederci meglio in guerra.

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