Ringraziare l’IA? << Un atto di saggezza>>

Una nuova prospettiva sulla relazione uomo-IA emerge dal Giappone. La ricercatrice giapponese Shoko Suzuki, della Kyoto University e del RIKEN Institute of Physical and Chemical Research, offre un’analisi approfondita sulle interazioni umano-AI, attraverso la coniugazione di tecnologia, filosofia e cultura. Nel testo qui pubblicato dalla ricercatrice, vengono sottolineate l’automazione crescente e la difficoltà nel distinguere tra azioni AI e umane, come ad esempio la guida autonoma. Questa intersezione tra uomo e AI richiede un nuovo paradigma di controllo, in cui coesistono automazione AI e controllo umano. E dove potrebbe essere una buona idea “ringraziare” l’IA. Ecco perché.

La ricercatrice pone l’accento sull’educazione degli utenti riguardo le capacità e i limiti degli strumenti AI, utilizzando l’esempio degli assistenti vocali. Suzuki invita gli utenti a utilizzare queste tecnologie responsabilmente, comprendendo che gli AI non possono sostituire l’intelligenza umana, l’empatia o il giudizio. Interessante è la prospettiva culturale giapponese a cui Suzuki fa riferimento. In Giappone, la natura e l’essere umano sono considerati inseparabili, un concetto espresso anche nella cura dei giardini. Questa visione si estende al rispetto verso tutti gli elementi del mondo, viventi e non, esemplificato nella pratica buddista Mahayana che afferma che ogni cosa ha la potenzialità di raggiungere l’illuminazione.

Suzuki critica l’interpretazione di questa attitudine come mera dipendenza materiale o stato psicologico distorto. Al contrario, vede nel ringraziare e antropomorfizzare gli oggetti una forma di saggezza che cerca un rapporto equilibrato con l’ambiente circostante. In questo contesto, ringraziare uno strumento AI diventa un atto di saggezza, arricchendo il mondo interiore dell’individuo. L’articolo di Suzuki termina con un invito a sfruttare le risorse culturali globali per costruire un rapporto armonioso tra umani e sistemi AI, promuovendo ricerche e implementazioni sociali dell’AI che rispettino la diversità culturale.

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