phubbing

Il PHUBBING è irritante. Ma cos’é?

Secondo la Treccani la parola phubbing è un neologismo coniato nel 2012 a Sidney, per promuovere un dizionario. Parola che è divenuta ben presto virale attraverso un’importante operazione di marketing e condivisione sui social. Il termine, che unisce phone (telefono) a snubbing (snobbare) ha un preciso significato e si intende l’azione o il fatto di trascurare l’interlocutore fisico per consultare spesso in modo compulsivo un dispositivo interattivo, come lo smartphone.

Il sondaggio di Wiko in merito al phubbing

In questi giorni è tornato presto in auge per via di un sondaggio condotto da Wiko all’interno della propria community Instagram. Tra i follower del brand che hanno partecipato al sondaggio, l’85% non conosceva il significato della parola, nonostante la vasta portata del fenomeno. L’81% tuttavia riconosce come irritante subire questo “trattamento” dall’interlocutore, ma lo stesso 70% ammette di avervi ceduto almeno una volta. Secondo quanto riporta l’azienda franco-cinese il 23% degli intervistati, invece afferma di snobbare appositamente e anche di frequente il prossimo.

Ma quale sarebbe il motivo scatenante che porta le persone a praticare il phubbing? Principalmente la noia, difatti il 78% del campione dei follower di Wiko, dichiara di controllare lo schermo più spesso se si annoia. Il restante 22% cede invece alla distrazione in caso di agitazione, o se si è in soggezione. Tuttavia il 61% ritiene il phubbing giustificato se si è in attesa di un messaggio importante. Il 30% dei partecipanti al sondaggio di Wiko, ha inoltre informato di avere grandi difficoltà a lasciare il telefono in tasca tutto il tempo di un’intera conversazione.

Cosa dicono gli esperti

Secondo Riza è un comportamento che parte da un atto volontario: come rispondere ad un messaggio subito dopo la ricezione della notifica. Ma il problema si avvisa quando diventa un’ossessione e si consulta il dispositivo costantemente nel corso della giornata, compromettendo la qualità del tempo con amici e famiglia. Secondo la rivista di psicologia, ad un certo punto la persona non è nemmeno più consapevole della mancanza di rispetto verso chi ha intorno nel continuare a controllare i dispositivi e allo stesso tempo quanto stia trascurando momenti della sua vita per rimanere in contatto con il mondo virtuale. Con effetti molto simili alle sostanze stupefacenti: irrequietezza, ansia e astinenza. In merito a questi argomenti, abbiamo recensito i libri << #Egophonia >> di Monica Bormetti, << Mio figlio non riesce a stare senza smartphone >> e << Metti via quel cellulare >>, di Aldo Cazzullo.

Phubbing e relazioni

Una ricerca non proprio recente (risale al 2018) condivisa qui e pubblicata su Journal of Applied Social Psychology, condotta da un team di psicologi dell’Università del Kent, ha confermato che il phubbing peggiora in maniera significativa la comunicazione e la relazione tra le persone. Quasi paradossale, se si pensa che è una causa di un eccesso di utilizzo di uno strumento per la comunicazione. Si tratterebbe di una vera e propria forma di esclusione sociale. Quando subita, minaccerebbe alcuni bisogni umani fondamentali. Ad esempio come l’appartenenza, l’autostima, il senso di realizzazione e il controllo. A livello pratico, si può instillare frustrazione o insoddisfazione a chi il phubbing lo subisce. Essere trascurati infatti può far presumere alla “vittima” di non essere stimato, apprezzato o di avere poco valore. Particolarmente dannoso quando subito dai bambini, perché privati di importanti momenti di condivisione e interazione sociale, che li porta ad essere impreparati ad affrontare relazioni interpersonali, secondo la dott.ssa Cinzia Cefalo.

Phubbing tra amici

La ricerca dell’Università della Georgia, tra ansia sociale depressione

Secondo uno studio più recente dell’Università della Georgia, pubblicato qui, potrebbe esistere una relazione indiretta tra phubbing e depressione e ansia sociale. Nella ricerca sono linkati altri studi secondo cui i sintomi depressivi sarebbero correlati al phubbing. Tuttavia non è stata esaminata un’associazione diretta tra depressione e phubbing, ma è plausibile pensare che chi ha un elevato livello di depressione, sia più incline ad essere incline più frequentemente a questo comportamento. Allo stesso modo, anche chi soffre di ansia sociale (ovvero intensa paura o ansia di essere valutati negativamente dagli altri, secondo quanto riferito dallo studio) è più incline a trascorrere più tempo sui dispositivi come gli smartphone.

I consigli degli esperti

Sempre secondo Riza, una strategia efficace per non distrarsi sullo smartphone quando si è in compagnia, è disattivare le notifiche o evitare di usare il telefono a tavola. Per chi subisce il phubbing, invece, il consiglio è di riprendere il filo della conversazione, poiché di solito chi utilizza il device in fronte ad altre persone, lo fa senza accorgersene.

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.