Ma poi, che c’azzecca Giuliano Amato con l’Intelligenza Artificiale?

La notizia che è rimbalzata sui media italiani nella giornata di ieri è la nomina di Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio nel 1992, a Presidente del comitato per studiare l’impatto dell’intelligenza artificiale nell’editoria, per mano del sottosegretario con delega all’informazione e all’editoria Alberto Barachini. Fortemente voluta dal Governo Meloni, quella che viene definita la “commissione algoritmi”, sarebbe il campo di ricerca ristretto all’analisi delle ripercussioni che l’intelligenza artificiale può avere sul mercato editoriale. Uno dei motivi per cui non è stata accolta con favore la nomina di Amato, è principalmente l’anagrafica dell’ex primo ministro. A 85 anni compiuti, si trova a ricoprire un ruolo anacronistico con la sua carta di identità. Uno dei primi paragoni che giravano sulle prime pagine, riguarda l’omologo del Regno Unito. Un ingegnere di 38 anni, Ian Hogarth, laurea in computer science a Cambridge, con all’attivo la vendita di due startup basate su intelligenza artificiale da lui fondate. Ma a parte ciò: che c’azzecca Giuliano Amato con l’Intelligenza Artificiale?

Per trovare qualcosa di vagamente pertinente, bisogna fare un salto indietro di qualche mese. La connessione più recente, oltre alla polemica sorta ieri, tra Giuliano Amato e l’Intelligenza Artificiale è la prefazione di suo pugno del paper “Intelligenza Artificiale: distingue frequenter“, redatto da Cinzia Caporale e Laura Palazzani de La Consulta Scientifica del “Cortile dei Gentili” ed edito da CNR Edizioni. Ma cos’è il Cortile dei Gentili?

Il “Cortile dei Gentili” è un’iniziativa promossa dal Vaticano con l’obiettivo di creare un dialogo tra credenti e non credenti su temi etici, culturali e sociali. Il termine “Cortile dei Gentili” si ispira all’area del Tempio di Gerusalemme che era aperta anche ai non ebrei (“gentili” in termini biblici) e serviva come luogo di incontro e dialogo. Lanciata nel 2011 dall’allora presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi, l’iniziativa cerca di coinvolgere una varietà di persone in discussioni aperte e rispettose. Le conversazioni spaziano da temi come la scienza e la religione, all’etica nell’era digitale, alla responsabilità sociale e molto altro. L’obiettivo è facilitare una conversazione costruttiva in un’epoca spesso segnata da divisioni e incomprensioni. A capo del CDA del Cortile dei Gentili, c’è (ovviamente) Giuliano Amato.

Ma facciamo un passo indietro: Cosa dice il Presidente Amato nella prefazione del paper? Gli spunti sollevati dall’ex primo ministro sono diversi e spaziano dalla cultura, all’etica, fino a toccare la religione. Il noto giurista ritiene che il diritto deve delineare le aree in cui l’Intelligenza Artificiale può operare liberamente e in cui la supervisione umana è indispensabile. Se da un lato può essere utile nell’analisi di grandi volumi in diritto e medicina, la sua applicazione nelle armi o nella guerra o ancora nelle condanne, andrebbe attentamente controllata. Amato espone dei dubbi circa l’etica dei ricercatori nel mondo dell’IA. Infatti i limiti non dovrebbero essere imposti solo da leggi e regolamenti, ma dalla coscienza dei singoli. Nella prefazione dell’ex Ministro dell’Interno, menziona il “Playing God“, ovvero l’ambizione di superare i limiti umani, che potrebbero spaziare dall’ingegneria genetica, fino a dotare di emozioni e sentimenti le macchine.

Moderatore del dibattito circa il volume del Cortile dei Gentili, il Prof Amato tiene conto anche della parte religiosa, che a parer suo viene trascurata nel dibattito pubblico sull’IA (a dispetto dell’algoretica che vede coinvolte le tre religioni monoteiste e aziende come IBM e Microsoft, nda). Secondo l’ex Giudice della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana, vi è un’importanza di un dialogo tra ragione e fede, una coesistenza tra verità scientifiche e verità religiose. A tal proposito, viene citato un contributo di Antonino Raspanti, vescovo e cattolico italiano, classe 1959, che esplora le domande della teologia cristiana circa l’IA. Secondo Amato, questo apre una porta a interrogativi che vanno oltre il contesto religioso, domande che riguardano tutti noi, indipendentemente dalla nostra fede o mancanza di essa.

Quindi è tutto qui? Il motivo per cui “Il Dottor Sottile dalle mille poltrone“, come viene definito nel 2015 da Famiglia Cristiana, è a capo di un comitato per studiare l’impatto dell’intelligenza artificiale nell’editoria, non per le sue conoscenze tecnologiche (e nemmeno editoriali), ma per i suoi valori cristiani? Molto interessante una riflessione del politico nel 2017, quando di Intelligenza Artificiale si parlava ancora poco e lo riporta RomaSette:Amato ha evidenziato come gli sviluppi della ricerca scientifica abbiano conferito in passato, e conferiscano ancora oggi, all’uomo «un potere che però non necessariamente deve essere praticato, specie se offende la nostra dignità». Quindi, concludendo con un invito alla capacità di accettazione della nostra condizione di creature, ha evidenziato l’importanza di «un dialogo proficuo tra scienziati, filosofi e teologi»”. A voler pensare male (e dunque fare peccato) verrebbe da credere che la nomina di Giuliano Amato a capo della commissione algoritmi, oltre alla sua lunga esperienza in ambito diritto, sia dovuta (perlopiù) all’ambito spirituale e ai timori della scienza di “giocare a fare Dio“.

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.