Blue Monday

L’indagine di InfoJobs per il Blue Monday

Oggi è quel fatidico giorno dell’anno, il Blue Monday, ovvero la giornata nota come la più triste dell’anno. Del Blue Monday se ne è parlato e riparlato, ma cosa ne pensano gli italiani riguardo al lunedì nel mondo del lavoro? Ha provato a rispondere InfoJobs, con l‘Indagine Felicità e Tristezza nel mondo del lavoro.

Blue Monday: non è solo il lunedì il giorno più triste

Il dato interessante che appare, acquisito in seguito alle risposte dei 1.301 interpellati tra dicembre e gennaio, è che secondo il 74,7% non è il lunedì in sé il giorno peggiore della settimana. Secondo il 39,7% ogni giorno ha le proprie peculiarità, mentre il 16,1% ama il lunedì perché può contare sulla carica del weekend. Chi lavora su turni (il 9,9%) invece non è riuscito a scegliere quale sia il giorno meno piacevole, perché è un giorno come un altro. Il 5,5% ha riferito che l’umore tende a cambiare a metà settimana, perché il weekend e passato è il prossimo è distante. Il 25,3% degli interpellati invece considera il lunedì come il giorno peggiore, poiché vede l’inizio della nuova settimana lavorativa e le rispettive responsabilità.

Cosa rende tristi i lavoratori

I motivi per cui secondo l’indagine di InfoJobs si può essere tristi a lavoro sono diversi, ma la top 5 vede al primo posto la tensione con il capo o i colleghi (44,1% degli interpellati). A seguire, con il 37,5% delle preferenze, renderebbe tristi un lavoro lontano rispetto a quello dei propri sogni, e che viene svolto per un’esigenza economico. Il terzo motivo è la retribuzione, che per il 26% è sinonimo di cattivo umore quando non adeguata. Il 21% degli intervistati ha optato come quarto motivo della top 5 l’impossibilità di bilanciare esigenze lavorative e personali. All’ultimo posto il 14,1% a rendere tristi i professionisti sono gli orari di lavoro, specie quando permessi e ferie non sono rispettati.

Parlando di smart working, il 30% degli intervistati identifica come causa di tristezza il mancato distacco tra lavoro e vita privata. Ad affliggere il 20% degli intervistati l’incognita riguardo ad un ritorno alla “normalità” e la mancanza di convivialità con i colleghi (20%). Secondo chi ha risposto al sondaggio renderebbe tristi anche la difficoltà nel gestire progetti e lavori a distanza (15%), mentre l’11% soffre la lontananza dai colleghi.

Blue Monday

Cosa rende felici

Non solo Blue Monday, ma anche buonumore. Secondo quanto trapelato dall’indagine, il 36% degli intervistati crede che a rendere felici sul posto di lavoro è un ambiente favorevole e disteso con capi e colleghi. Un elemento che farebbe superare anche la sensazione di non svolgere il lavoro dei sogni. Il 34% sceglie la possibilità di svolgere una mansione che permetta un giusto equilibrio tra impegni business e quelli privati. Ma anche la gratificazione da parte dell’azienda per riconoscimenti e risultati sono importanti per il buonumore, secondo il 18,4%.

Invece chi si trova a dover svolgere la propria attività con modalità di lavoro agile, anche per un breve periodo, ha trovato soddisfazione e felicità nell’evitare il commuting (ovvero il pendolarismo, per il 32,4%). Mentre al secondo posto (31,7%) anche gestire in autonomia i tempi da dedicare alle attività e a quelli per sé stessi o agli affetti. Con il 27,6% delle preferenze anche la possibilità di consumare pranzi e colazioni più distese e senza fretta.

Le soluzioni al malumore e l’equilibrio tra vita privata e professionale

Nonostante questi anni di pandemia che ha portato dei cambiamenti nella vita personale e quella professionale, il 51% degli intervistati riescono a scindere le due realtà, per loro un problema personale non intacca le attività professionali e viceversa. Più complesso invece per il 42,7% degli interpellati, ma un taglio netto rimane fondamentale. Solo il 6,5% non riesce a dividere i due aspetti.

Il 37,3% dei lavoratori si buttano a capofitto nel lavoro quando sono tristi per mantenere la mente occupata. C’è chi si chiude in se stesso per non portare malumore tra i colleghi (il 29,4%) mentre il 20% richiede il supporto del proprio team di lavoro, quando questi sono anche amici e possono aiutare a superare i momenti difficili. Il 13,9% invece si muove attivamente per organizzare attività extra lavorative, per avere un pensiero felice utile ad affrontare la giornata lavorativa. Ma quale sono i rimedi?

Il 34% pensa che la formazione rivesta un ruolo di primo piano per combattere la tristezza sul posto di lavoro. Bene quindi corsi promossi dall’azienda per imparare cose nuove e confrontarsi con i colleghi. Secondo il 32,4% anche le condizioni lavorative sono una fonte di benessere, così come un ambiente più rilassato e meno gerarchico secondo il 27,4%. Per il 23% invece un percorso di carriera più chiaro o una promozione potrebbero essere tra gli elementi chiave. Per il 5,1% invece un nuovo capo sarebbe addirittura una fonte di felicità.

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Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Ho scritto per PC Professionale, SportEconomy e Corriere della Sera, oltre ovviamente a Smartphonology.