Che la pandemia abbia in molti casi contribuito alla trasformazione digitale anche grazie alla necessità del lavoro agile (o smart working) è cosa risaputa, benché alle volte ciò non abbia giovato alla sicurezza. Tuttavia un altro importante aspetto su cui il lavoro a distanza ha influito è l’impatto sull’ambiente. Difatti, secondo lo studio ENEA, vengono ridotte le emissioni di anidride carbonica e altri inquinanti atmosferici. Non solo: il risparmio considerevole riguarda anche tempo, risorse e denaro, secondo uno studio condotto prima della pandemia.
Il lavoro agile fa risparmiare tempo, risorse e denaro (e salva l’ambiente)
Nel rapporto si legge che il lavoro a distanza riduce ben 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno per lavoratore. Questo corrisponderebbe alla riduzione del 40% delle emissioni totali. Senza contare inoltre che permette di risparmiare tempo e denaro, dal momento che la riduzione del percorso totale è di circa 3.500 km e 260 litri di benzina o 237 litri di gasolio in meno richiesti singolarmente.
I dati sopra riportati si basano su un campione di 1.269 lavoratori che operano in smart working nella pubblica amministrazione a Roma, Torino, Bologna e Trento. Il rapporto indica che il lavoro agile riduce le emissioni dirette di CO2 di circa 6 Kg per lavoratore al giorno, oltre ad una riduzione delle emissioni di azoto, monossido di carbonio e particolato atmosferico (che non inquinano solo l’ambiente, ma anche le case). Uno dei principali motivi è che il 47% dichiara di utilizzare i mezzi privati a motore per recarsi sul posto di lavoro, a differenza del 17% che utilizza i mezzi pubblici. In media vengono percorsi 35 km al giorno, per circa 1 ora e 20 di tempo. La città più critica risulta Roma, con un tempo di percorrenza medio di due ore; d’altronde un lavoratore romano su cinque percorre più di 100 km al giorno. Nella capitale per via del traffico intenso, ogni persona trascorre nel traffico 82 ore l’anno.
L’indagine ha coinvolto 3.397 persone di 29 amministrazioni pubbliche sparse sul territorio italiano, dal 2015 al 2018, dunque pre-pandemia. Le persone in lavoro da remoto hanno fornito, in maniera anonima, informazioni su mobilità casa-lavoro, tempi di viaggio e distanza giornaliera percorsa. L’analisi si è concentrata sulle risposte pervenute da lavoratori ‘agili’ con sede a Bologna, Torino, Trento e Roma, che utilizzano l’auto per recarsi al lavoro, in modo esclusivo o in combinazione con altri mezzi.
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