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Global Minimum Tax

Global Minimum Tax, ratificato accordo: si parte dal 2023

Se dal G20 in atto in queste ore i leader mondiali non hanno ancora trovato una soluzione alla crisi climatica, un risultato concreto lo si è raggiunto. I Capi di Stato e di governo del G20 hanno infatti ratificato un accordo raggiunto da 136 Paesi dell’Ocse (su 140) lo scorso 8 ottobre e entrerà in vigore dal 2023. Si parla della Global Minimum Tax, che interessa principalmente i giganti della tecnologia, ma non solo. Vediamo di cosa si tratta.

La Global Minimum Tax avrà un’aliquota minima del 15%

La Global Minimum Tax è stata approvata dai leader del G20 nel corso del vertice di Roma e verrà applicata a partire dal 2023. Si conclude dunque un periodo lungo anni di trattative e nel mirino i colossi del Web, da Facebook ad Amazon, da Google a Microsoft. La tassa vedrà un’aliquota minima del 15% sugli utili delle multinazionali.

Un tributo utile ad evitare che i colossi continuino a trasferire la propria sede fiscale in un paese più “morbido” sulla tassazione. Non solo. L’accordo permetterà di riattribuire ai Paesi di tutto il mondo i benefici di oltre 125 miliardi di dollari realizzati da 100 multinazionali tra le più redditizie. Solo in USA, porterà nelle casse statunitensi dai 50 ai 60 miliardi di dollari. Una soluzione dunque che metterà fine a situazioni come quella di Facebook, anzi Meta, che paga le imposte solo in Irlanda, dove l’aliquota è al 12,5% pur generando introiti ovunque nel mondo.

La tassa andrà ad interessare le aziende con più di 20 miliardi di euro di entrate, le quali verranno tassate nei Paesi in cui operano, non in quelli dove è la sede legale. Inoltre i Paesi che ospitano il quartier generale delle multinazionali, possono imporre una tassa minima di almeno il 15% in ciascuna delle nazioni in cui generano introiti. Con l’avvento della Global Minimum Tax, in Europa sarà dunque superata la Digital Service Tax, che andava ad interessare le big tech basate oltre Oceano. Il prossimo step è quello di essere convertita in legge nei vari Paesi, ma serve, come riporta ANSA, una creazione di un meccanismo di risoluzione delle dispute a livello internazionale.

Qui Italia

Secondo il Corriere della Sera, in Italia il discorso è un po’ diverso. Come già detto la nuova tassa andrà a sostituire quella europea. Per Daniele Franco, ministro dell’Economia, l’avvicendarsi delle due tasse non cambierà il gettito fiscale proveniente da Google, Apple, Facebook e tutte le aziende interessate. Si stima dunque versamenti di circa 250 milioni di euro all’anno. Ma come riporta il quotidiano di via Solferino, sarà necessario capire come si comporteranno le aziende italiane che dichiarano una parte dei profitti all’estero, come Pirelli o Unicredit.

La situazione negli USA

Secondo la Segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, va riconosciuto il merito al Presidente Biden dello “storico accordo“. Ma tra gli artefici anche la stessa Segretaria che ha rilanciato un negoziato che era fatiscente da almeno 8 anni. La proposta iniziale si aggirava su un’aliquota minima del 21%, ma che ha trovato una forte opposizione da parte di chi ha una politica economica che verte su un regime fiscale agevolato. Come ad esempio l’Irlanda (che ospita le sedi di diverse multinazionali non a caso…). Tuttavia la Yellen è riuscita a mettere d’accordo tutti, dalla Cina ai paradisi fiscali. Niente da fare invece per Kenya, Pakistan, Nigeria e Sri Lanka.

Sempre parlando di Stati Uniti, il successo è attribuibile all’Amministrazione Biden, che deve però ora affrontare i repubblicani al Senato in merito alla nuova tassazione. Ma quel che è certo è che Halloween non poteva essere più spaventoso per i colossi della tecnologia.

Giornalista pubblicista, SEO Specialist, fotografo. Da sempre appassionato di tecnologia, lavoro nell'editoria dal 2010, prima come fotografo e fotoreporter, infine come giornalista. Dopo le esperienze da NotebookItalia, PacoDigit e PC Professionale, ecco a voi Smartphonology.